venerdì 31 gennaio 2014

FARFALLA BLU (L'arma) (4)

FARFALLA BLU (4) (L’arma)

Gretel mostrò l’arma (a Paul). Una Beretta px4 cal 9 subcompact. “E’ un’arma con grande potenza e velocitàdi tiro”. Aggiunse:“E’ anche leggera, 759 gr compreso il caricatore di 13 colpi. Ha un solo difetto. Richiede frequenti pulizie perché, specie se portata sotto gli indumenti, tende a formare lanuggine”. Paul guardò l’arma è disse: “La conosco c’è l’ho anche io. E’ piuttosto rumorosa. Non l’ho mai utilizzata perché temo di sfondarmi i timpani”. “Ma tu chi sei ?” Le chiese. “No dovrei dirtelo” rispose lei” Io lavoro per la polizia di Lubecca”. “Ma – aggiunse – resti tra noi”. Anche quel tentativo di rapimento di quell’industriale di Stoccarda venne sventato per il mio intervento”. “All’epoca fingevo di avere una relazione con quell’uomo, per giustificare le mie assidue frequentazioni con costui. Quando venne celebrato il processo, Il PM tentò di coinvolgermi, senza riuscirvi. Non aveva capito nulla”.
“Ed adesso –disse Paul – tutto continua come prima”. “Tu tornerai a Lubecca ed io verrò a trovarti. Quando potrò”. Ciò che non avvenne…mai. E Paul pensò che forse, questa volta la farfalla si era posata sul fiore sbagliato. (Fine) Bluewind
(I personaggi, le situazioni, i nominativi del racconto non hanno alcun riferimento a situazioni, personaggi, nominativi della vita reale ma sono l’esclusiva risultante della inventiva dell’autore).


giovedì 30 gennaio 2014

FARFALLA BLU (3)

FARFALLA BLU (la notte dei fuochi) (3)

L’albergo ( a 5 stelle), ove avevano preso alloggio, era ubicato in un antico castello medioevale. Ove, specie per la cena, vigeva un rituale abitualmente osservato dagli ospiti (tutti italiani di Roma, abituali frequentatori estivi). Si cenava in una grande sala rivestita di una moquette rossa. Gli uomini in abito, prevalentemente, scuro, le signore tutte in abito da sera, con generose scollature dato che si era d’estate. Al tavolo di Paul e Gretel veniva spesso la direttrice Marlene (in sostituzione di una cameriera), graziosissima con il suo costume tirolese e che a Paul dava la sensazione gli rivolgesse occhiate  non già di approvazione. Quella era la notte dei cd fuochi. Poichè v’erano stati e, presumibilmente, si sarebbero verificati numerosi attentati. Specie ai tralicci dell’alta tensione. Tutta la zona era presidiata da militari dell’esercito, in tenuta da combattimento. Il traffico delle auto era praticamente azzerato. E Gretel, proprio la stessa sera, disse a Paul che non desiderava rimanere in albergo. Salirono in auto e presero la via per Bolzano. Alla stazione ferroviaria di Bolzano Paul e Gretel ne discesero per fare uno spuntino nel bar ivi esistente. Allorchè risalirono sulla 1100/D, si avvicinarono dei militari per chiedere loro i documenti e per ispezionare l’auto. Ed a questo punto, sorprendendo Paul, Gretel gli disse, senza una ragione apparente, di non badare a loro e ripartire immediatamente. Non furono inseguiti unicamente poiché i militari non avevano mezzi di locomozione a loro disposizione. Passarono la notte in un campo di alberi di mele. La mattina seguente Paul uscì dall’auto ed approfittò di una pozzanghera di acqua pulitissima (residuo della pioggia della sera precedente) per rinfrescarsi il viso. Quando tornarono in albergo, vi fù qualcuno che li guardò con malcelata curiosità  e con un’espressione che sembrava interrogativa. Evidentemente la loro assenza (notturna) era stata notata. Ed era stata oggetto di commenti. In seguito Paul ebbe a riflettere sugli avvenimenti sopra descritti. Si disse che il carattere di Gretel era piuttosto avventuroso. Era solita, allorchè era in compagnia di Paul, narrare interessanti trame poliziesche, di volta in volta da lei stessa immaginate. Era questa una caratteristica che (unitamente a quella di una sua estrema socievolezza ed allegria nel suo modo d’essere) la rendeva veramente unica, tra le conoscenti di Paul. Ma ciò che Paul non riusciva a spiegarsi era la ragione per la quale Gretel,con concitazione, lo aveva costretto a sottrarsi al controllo dei militari, alla stazione di Bolzano. Come se avessero qualcosa da nascondere.(continua). Bluewind
(I personaggi, le situazioni, i nominativi del racconto non hanno alcun riferimento a situazioni, personaggi, nominativi della vita reale ma sono l’esclusiva risultante della inventiva dell’autore).


martedì 28 gennaio 2014

SBAGLIANDO SI IMPARA ? (forse no)

SBAGLIANDO SI IMPARA ? (forse no)
Molti quotidiani, inventandosi un nuovo “caso”, hanno pubblicato, dandogli evidenza, la foto dei gabbiani che attaccano i piccioni (“liberati” dalla finestra  Papale ad opera dei giovani dell’ Azione Cattolica (su La Stampa del 27/1/14, pag 1, con la seguente didascalia : “San Pietro. La triste fine della colomba del Papa attaccate da un corvo ed un gabbiano – affamati , secondo  BW - ” liberatadai ragazzi che all’Angelus affiancavano Francesco è stata aggredita da un gabbiano “. Su Repubblica in pari data, pag 19: “Le colombe della pace attaccate da un corvo ed un gabbiano”). Che accadrà adesso ? Al presunto crimine seguirà la “giusta” pena ? (Forse il rogo ?) Come al solito a “furor” del giornalisticamente presunto “popolo” ? Dopo la “guerra alle mosche” (che, sembra, a suo tempo, sia stata vinta da queste ultime) seguirà la “guerra ai gabbiani” ? Con uno sterminio di massa ? Come avviene di solito si enunciano problemi senza individuarne la vera causa e, conseguentemente, adottando la soluzione sbagliata. Evidentemente hanno, forse, “peccato” di imprudenza i ragazzi dell’ Azione Cattolica (ai quali, essendo giovani, va perdonato tutto o quasi tutto, come è consuetudine) o gli addetti a tale presumibile incombenza, avendo nutrito ed allevato tali innocenti bestiole destinate alla sopra descritta miserevole soppressione. Ma lamentarsi ora è come lamentarsi per aver introdotto un innocente tenero agnello in una gabbia di lupi affamati, prendendosela poi con questi ultimi. Se il “vivi e lascia vivere” non è un precetto evangelico, potrebbe anche diventarlo, se solo si volesse. Poiché l’uomo non è e non vuole, fortunatamente, essere la “misura di tutte le cose”. Poiché a volte sbaglia, anche se è cattolico. E sbagliando, a volte, non impara nulla. Proprio nulla. Ed il “perseverare” è “diabolicum”. E BW non sa se anche questo non è un precetto evangelico
Bluewind

Spiace, forse solo a BW, di aver interrotto, temporaneamente, la serie dei racconti di Farfalla blu, che riprenderanno nel prossimo post, con il seguito della storia, ammesso che un branco di gabbiani affamati , ubriachi ed inferociti non decidano di….fare giustizia (anche dello scrivente).

lunedì 27 gennaio 2014

FARFALLA BLU (2)

FARFALLA BLU (2)

Paul, con la sua 1100/D targata Monaco, imbocco la stradina che conduceva alla località alpina ove aveva preso dimora Gretel e la sua famiglia. La stradina veniva ottimisticamente definita dalla carta stradale come “rotabile”. E Paul presumeva che rotabile fosse l’equivalente di  non asfaltata. E non altro. In effetti la stradina era pittosto angusta (larga non più di due metri) ed era ricoperta di un’abbondante strato di ghiaia, che rendeva piuttosto instabile la marcia in salita. Ciò che faceva risultare  alquanto periglioso il procedere, in quanto a sin. v’era una parete rocciosa ed a ds. un burrone. Considerando che l’auto, con le marce basse, tendeva a slittare con il retrotreno verso ds (cioè verso il burrone), occorreva tenere quasi sempre inserite  le marce più alte (inidonee per la salita) per ottenere una sensibile diminuzione di tale slittamento. Inoltre spesso si incontravano, nel bel mezzo della strada, dei montarozzi di terra mista a ghiaia, che occorreva sbancare, aumentando la velocità per poter procedere in avanti. E non era infrequente l’incrocio con altre auto, ciò che, a volte, rendeva necessaria la retromarcia, per raggiungere piccoli piazzali di sosta. E, come Dio volle, si raggiunse la meta. E Paul vide Gretel avanti ad una abitazione, in attesa con una grossa valigia. Ciò che lo rincuorò, non poco (nella inconsapevolezza di ciò che di lì a poco, lo attendeva). (continua). Bluewind
(I personaggi, le situazioni, i nominativi del racconto non hanno alcun riferimento a situazioni, personaggi, nominativi della vita reale ma sono l’esclusiva risultante della inventiva dell’autore).


sabato 25 gennaio 2014

FARFALLA BLU

FARFALLA BLU

Pensava di assopirsi. Non fu così. Una famigliola (padre,madre e due sorelle) prese posto accanto a lui (Paul). Lei (Gretel) gli lanciò un’occhiata. Fu uno sguardo che – per un attimo – incontrò quello di Paul. E qualcosa di indefinibile entrò, per un attimo, in lui. Partecipandogli una dimensione di intimità, di condivisione dell’esistente, di complicità nel suo modo d’essere. Era come se si fossero da sempre conosciuti, frequentati, conoscessero tutto. L’uno dell’altra. E viceversa. E si fossero, per caso, riincontrati.
Le disse,  con voce suadente, forse per ricambiarne l’intensità del suo sguardo, ma subito dopo giudicando del tutto inadeguata ed inopportuna la frase stessa: “E pensavo che mi sarei assopito”. Ma lei ne aveva compreso l’intenzione.  E fu indulgente ed amichevolmente, quasi a rispondergli, gli sorrise. Egli seppe che il giorno dopo Gretel e famiglia si sarebbe trasferita in Italia. Per passarvi le vacanze estive (in una località di montagna). Sarebbe andoto a trovarla, disse lui. Senza immaginare ciò che, lungo il percorso, lo attendeva. (continua). Bluewind
(I personaggi, le situazioni, i nominativi del racconto non hanno alcun riferimento a situazioni, personaggi, nominativi della vita reale ma sono l’esclusiva risultante della inventiva dell’autore).



giovedì 23 gennaio 2014

GOTT MIT UNS

GOTT MIT UNS

Se fosse stato possibile Paul sarebbe rimasto nella baita ai margini del bosco. Sarebbe stato come uno svanire, nel nulla dell’esistenza. Annullando qualsiasi attività di lavoro, qualsiasi necessità di nuovi rapporti e situazioni. Cioè qualsiasi necessità di vita. Ma ciò non era possibile. Dopo aver fatto rapporto sull’accaduto al Polizeichef di Monaco, dal quale aveva ricevuto l’incarico(gli autori dell’attentato erano dei minorenni, senza connotazioni politiche, desiderosi solo di dimostrare a se ed agli altri quanto valevano  E cioè la propria insipienza.. Vennero arrestati e poco dopo rilasciati. E se di loro, successivamente, non si seppe più nulla era segno che, forse, nel periodo successivo ai fatti narrati, si erano comportati bene) tornò al suo albergo di Monaco (l’Hotel Europe, in Darchauerstrasse, non distante dal Teatro dell’Opera, per chi conosca Monaco). Si recò nel terrazzo dell’albergo (come era consentito agli ospiti di non brevi presenze) ove i gabbiani  allineati su davanzale, attendevano il cibo, che era solito portar loro ad ore fisse (ore 6 e 18,30); gli venne in mente ciò che aveva sentenziato l’uomo dei daini, Franz. “Quando sarà tornato alla sua abituale residenza, si guardi bene intorno. Forse vedrà ciò che stava cercando”. I gabbiani se ne erano andati. Franz tornò nella sua stanza. La sera si sarebbe recato al Teatro dell’Opera (poco distante dall’albergo). Forse si sarebbe addormentato. Non solo negli intervalli….(fine)
Pregasi voler tener presente che i tempi, i luoghi, i personaggi e gli eventi del post sono puramente immaginari e frutto di fantasia dell’autore. Non hanno alcun riferimento o corrispondenza con la realtà effettiva, di cui non costituiscono neanche la parafrasi.
Bluewind



martedì 21 gennaio 2014

GOTT MIT UNS (l'attentato)

GOTT MIT UNS (l’attentato)



Il mini autobus li condusse in prossimità dell’ascensore, con interni laminati in ottone color oro. L’abitazione di Hitler era piuttosto spoglia. La frequentava solo per incontri ufficiali. Attualmente era stata trasformata in ristorante con stanze per brevi soggiorni. Tutt’intorno si udiva uno starnazzamento di volatili. Si trattava di nere cornacchie affamate. Sulla via del ritorno Paul ebbe ad accorgersi che il miniautobus aveva incrementato, senza alcuna apparente ragione, la velocità. Guardò il conducente. Sembrava avere un’aria smarrita. Comprese che c’era qualcosa che non funzionava (forse i freni). Gli si lanciò addosso, impadronendosi del volante e sterzando verso destra, verso la parete rocciosa (a sinistra v’era il precipizio ed il burrone) nel tentativo di bloccare il mezzo. Ci riuscì. Il conducente sembrava inebetito. Evidentemente non era solito trovarsi in consimili evenienze. Paul notò una chiazza oleosa sotto il mini autobus. Doveva provenire dal circuito dei freni. Evidentemente danneggiato. Accidentalmente o volontariamente. Sarebbe stata la polizia ad accertarlo. Ma l’eventualità di aver sventato un attentato lo fece inorgoglire. Per la sua presenza di spirito e la prontezza dei suoi riflessi. …..(continua ) Pregasi voler tener presente che i tempi, i luoghi, i personaggi e gli eventi del post sono puramente immaginari e frutto di fantasia dell’autore. Non hanno alcun riferimento o corrispondenza con la realtà effettiva, di cui non costituiscono neanche la parafrasi.
Bluewind


lunedì 20 gennaio 2014

GOTT MIT UNS (il proiettore a gas) Tornato alla baita, Paul entò nella stanza di soggiorno, ove la consorte di Franz, seduta nelle adiacenze di una bow window, stava lavorando a maglia. Notò un quadretto, che inquadrava una foto in bianco e nero con la famiglia di Franz, (quando costui era giovanissimo). Al gran completo. Tutti in piedi e sorridenti. Una famiglia numerosa. Come la mia. Pensò Paul. Si stupì nel contempo di aver effettuato questa associazione. La sera stessa Franz portò nel soggiorno un gigantesco proiettore a gas (di acetilene). Auto costruito. (Quale addetto militare Franz aveva frequentato un corso accelerato di ottica e chimica ed era così in grado di auto costruirsi siffatte apparecchiature). Ed, acceso il proiettore si videro le sue diapositive, in bianco e nero, anch’esse auto costruite, con le scene di 50 anni prima. Erano riprese effettuate da Franz in occasione delle sue peregrinazioni “ diplomatiche” in tutto il mondo. Si rivide così la corsa di cavalli a Pechino, con l’imperatore nel palco delle autorità e Franz, in alta uniforme, con l’elmo chiodato, un caffè del Cairo con i fumatori di oppio, la foreste del Siam (allora era questa la denominazione del luogo) con le grandi radici degli alberi avviluppate sui bassorilievi erotici degli antichi templi in rovina, con uomini e donne impegnati in complicatissimi amplessi. Anche la consorte di Franz, che in precedenza era stata sicuramente in grado di vedere tali scene, appariva stupita. Spiegando a Paul che solo in poche occasioni il consorte aveva mostrato ad estranei tali immagini. Terminata la proiezione, Paul si congedò da loro. Il giorno successivo dovevano alzarsi presto. Era in programma una gita al “nido dell’aquila”. …..(continua ) Pregasi voler tener presente che i tempi, i luoghi, i personaggi e gli eventi del post sono puramente immaginari e frutto di fantasia dell’autore. Non hanno alcun riferimento o corrispondenza con la realtà effettiva, di cui non costituiscono neanche la parafrasi. Bluewind

GOTT MIT UNS (il proiettore a gas)

Tornato alla baita, Paul entò nella stanza di soggiorno, ove la consorte di Franz, seduta nelle adiacenze di una bow window, stava lavorando a maglia. Notò un quadretto, che inquadrava una foto in bianco e nero con la famiglia di Franz, (quando costui era giovanissimo). Al gran completo. Tutti in piedi e sorridenti. Una famiglia numerosa. Come la mia. Pensò Paul. Si stupì nel contempo di aver effettuato questa associazione. La sera stessa Franz portò nel soggiorno un gigantesco proiettore a gas (di acetilene). Auto costruito. (Quale addetto militare Franz aveva frequentato un corso accelerato di ottica e chimica ed era così in grado di auto costruirsi siffatte apparecchiature). Ed, acceso il proiettore  si videro le sue diapositive, in bianco e nero, anch’esse auto costruite, con le scene di 50 anni prima. Erano riprese effettuate da Franz in occasione delle sue peregrinazioni “ diplomatiche” in tutto il mondo. Si rivide così la corsa di cavalli a Pechino, con l’imperatore nel palco delle autorità e Franz, in alta uniforme, con l’elmo chiodato, un caffè del Cairo con i fumatori di oppio, la foreste del Siam (allora era questa la denominazione del luogo) con le  grandi radici degli alberi avviluppate sui bassorilievi erotici degli antichi templi in rovina, con uomini e donne impegnati in improbabili, immaginifici amplessi. Anche la consorte di Franz, che in precedenza era stata sicuramente in grado di vedere tali scene, appariva stupita. Spiegando a Paul che solo in poche occasioni il consorte aveva mostrato ad estranei tali immagini. Terminata la proiezione, Paul si congedò da loro. Il giorno successivo dovevano alzarsi presto. Era in programma una gita al “nido dell’aquila”. …..(continua ) Pregasi voler tener presente che i tempi, i luoghi, i personaggi e gli eventi del post sono puramente immaginari e frutto di fantasia dell’autore. Non hanno alcun riferimento o corrispondenza con la realtà effettiva, di cui non costituiscono neanche la parafrasi.
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domenica 19 gennaio 2014

GOTT MIT UNS (l’unica certezza ?)

GOTT MIT UNS (l’unica certezza ?)

Tornando alla baita,gli sembrò che Franz lo trattasse con maggiore considerazione di prima. Paul gli disse che quello al quale aveva assistito era stato uno spettacolo meraviglioso. Uno di quegli spettacoli ai quali, se gli fosse stato possibile, avrebbe preferito parteciparvi… come spettatore sempre. Non ce ne è bisogno, sentenziò Franz. Quando sarà tornato nei luoghi della sua residenza, provi a guardarsi, meglio, attorno. Con attenzione. Ed intenzione. (Poiché a volte si guarda ma non si vede). Scoprirà cose mai viste prima. E quel qualcosa che sta cercando… troverà. Ricordandosi nel contempo che i fatti di per se stessi non esistono. Potrebbe esistere solo la loro interpretazione. E questa potrebbe essere l’unica certezza…..(continua ) Pregasi voler tener presente che i tempi, i luoghi, i personaggi e gli eventi del post sono puramente immaginari e frutto di fantasia dell’autore. Non hanno alcun riferimento o corrispondenza con la realtà effettiva, di cui non costituiscono neanche la parafrasi.

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venerdì 17 gennaio 2014

GOTT MIT UNS (il bosco dei daini)

GOTT MIT UNS (il bosco dei daini)
Paul aveva trovato alloggio presso una pensioncina nei sobborghi di Garmisch Partenkirchen. Posta in un cottage, con un piccolo giardino attorno, delimitato da una bassa staccionata in legno. La mattina successiva al suo arrivo, si alzò di buon’ora e si affacciò al balconcino della sua stanza, sostando per qualche minuto a contemplare lo spettacolo della trentina di alberi di mele del giardino, le cui foglie, imperlate dalle gocce di rugiada, sfavillavano alla luce del mattino. La proprietaria della pensione , che incontrò non appena raggiunse la sala delle colazioni, sembrava gratificata dalla sua presenza. E lo invitò a partecipare ai conviti serali organizzati, nella stessa sala, dagli altri ospiti della pensione.  Erano in prevalenza pittori, insegnanti, artisti, disegnatori ecc. Gli mostrò un grosso album, ove coloro che soggiornavano nella pensione erano soliti trascrivere i propri pensieri, disegni e quant’altro. Il tutto era di livello alquanto elevato. Sarebbe volentieri rimasto a chiacchierare con la donna per qualche tempo ancora ma doveva raggiungere la baita che ospitava Inge con i suoi familiari nonché Franz, proprietario della baita, che Paul aveva il compito di proteggere in quanto erano stati preventivati degli attentati, nei suoi confronti, ad opera di non meglio identificati gruppi di neo nazisti, di cui la polizia di Monaco era venuta a conoscenza. Giunto alla baita, chiese di Franz. Gli fu detto che era andato a portare il cibo ai daini. E gli fu indicato un piccolo spiazzo sul limitare del bosco. Franz era intento a riporre del fieno sulle mangiatoie in legno esistenti nello spiazzo. E nel contempo, sembrava che parlasse con i daini, ancora seminascosti nel folto del bosco. E, che, sentendo i suoni gutturali di richiamo che Franz emetteva, sembravano tranquillizzarsi. Subito dopo comparvero i loro cuccioli, che si precipitarono sulle mangiatoie per brucare il fieno. Paul lanciò un’occhiata a Franz, che sembrava piuttosto soddisfatto. (continua)
Bluewind
Pregasi voler tener presente che i tempi, i luoghi, i personaggi e gli eventi del post sono puramente immaginari e frutto di fantasia dell’autore. Non hanno alcun riferimento o corrispondenza con la realtà effettiva, di cui non costituiscono neanche la parafrasi.


giovedì 16 gennaio 2014

GOTT MIT UNS (nulla scompare per sempre)

GOTT MIT UNS (nulla scompare per sempre)

Secondo Jung, non c’è nulla che scompaia per sempre. A volte riemerge (dal passato) anche se in forma modificata. E, presumibilmente, qualcosa degli eventi di Munster (degli anni 1533/1535) è riemerso in un non troppo remoto passato.Negli anni dal 1533 al 1535, nella città tedesca di Munster, Giovanni Di Leida (di umilissime origini) divenne il capo carismatico della comunità anabattista, auto proclamandosi re della comunità stessa ed applicandovi, opportunamente modificati i precetti anabattistici. Attuando, nel suo delirio di grandezza e di pretesa infallibilità, una specie di nazional socialismo ante litteram, abolendo la proprietà privata ed estendendo la comunione dei beni, a tutti i componenti della collettività. Vennero fatti bruciare tutti i libri, con grandi falò nelle piazze, ad eccezione della Bibbia.Venne abolito l’uso del danaro, venne stabilita la proibizione di chiudere la porta di casa, sia perchè non era lecito impedire l’accesso a un bene di proprietà comune sia in quanto, in caso di bisogno, chiunque aveva il diritto di entrarvi. Prese in moglie 16 donne ed alcune che si opposero vennero giustiziate, previa tortura. La comunione dei beni venne estesa anche alle donne. Venne altresì imposta la poligamia forzata (sulla base di una interpretazione alquanto estensiva del principio evangelico del “crescete e moltiplicatevi”). Il rifiuto della donna a maritarsi e il tentativo di proteggerla veniva sanzionato con la morte. La reazione non tardò a sopraggiungere. La città venne posta sotto assedio dall’esercito del vescovo principe, esercito composto in gran parte da lanzichenecchi e venne espugnata anche ad opera di un cittadino, il quale ne spalancò le porte, all’esercito avversario, il quale, entrandovi, sterminò anche donne, vecchi e bambini. I capi della consorteria anabattista, dopo essere stati catturati, vennero sottoposti ad inenarrabili torture e fatti morire in tre gabbie, appese alla torre del campanile della chiesa di S.Lamberto, gabbie che sono ancora visibili (cfr. l’immagine). (Attualmente esistono ancora sparute comunità anabattistiche disperse nel mondo, tra cui quella degli Amish). Come sostenne Jung, potrebbe non essere troppo assurdo ed inaccettabile che quasi tutto, a volte, ritorni, dal passato. Anche se lo stesso Jung, volendoci evidentemente offrire, per il futuro, una qualche positiva speranza, si affretta a precisare di non tenere di ciò  alcun conto, poiché le sue sarebbero solo delle immaginifiche “mistificazioni”.  Bluewind  (continua)       Pregasi voler tener presente che i tempi, i luoghi, i personaggi e gli eventi del post sono puramente immaginari e frutto di fantasia dell’autore. Non hanno alcun riferimento o corrispondenza con la realtà effettiva, di cui non costituiscono neanche la parafrasi.



mercoledì 15 gennaio 2014

GOTT MIT UNS (Der Auftrag)

Gott mit uns (Der Auftrag)

Pomeriggio estivo. Senza novità. Squillò il telefono. Dal quale apprese che gli era stato affidato un nuovo incarico. Che avrebbe dovuto condividere, come al solito, con la sua socia di Munster. Insegnante di latino presso un’istituto tecnico della cittadina. E sua collaboratrice in precedenti incarichi. Allorchè ebbe a telefonarle, non gli sembro affatto contrariata (tutt’altro) di interrompere per qualche tempo il suo noioso insegnamento di latino a studenti che, come anche lei stessa, si chiedevano quale ne fosse realmente l’ utilità pratica. Disse che avrebbe portato con se anche i genitori (la madre, insegnante anch’essa, ed il padre, ingegnere costruttore, ambedue pensionati). (continua)
Bluewind

Pregasi voler tener presente che i tempi, i luoghi, i personaggi e gli eventi del post sono puramente immaginari e frutto di fantasia dell’autore. Non hanno alcun riferimento o corrispondenza con la realtà effettiva, di cui non costituiscono neanche la parafrasi.

lunedì 13 gennaio 2014

NOTTE BUIA E TEMPESTOSA...

NOTTE BUIA E TEMPESTOSA…
Era una notte buia e tempestosa…” così inizia l’ipotetico romanzo, solo iniziato, di Snoopy, che è sinonimo di un fantomatico romanzo, senza alcun valore artistico, intriso di luoghi comuni ed avente pretese, esclusivamente, fumettistiche, atto comunque a colmare le lunghe attese dei percorsi in autobus o delle file ai supermercati. Dello stesso genere potrebbe considerarsi la grande mostra “Le surrealisme e l’objet” che ha luogo al Centre Pompidou di Parigi, costituente, anch’essa, l’equivalente, trionfalistico luogo comune, analogo a quello sopra descritto. Presentando un’oggettivistica di uso o di visualità solo quotidiana (o quasi) (tra cui lo Scolabottiglia 1914 di M.Duchamp, autore dell’ancor più noto “orinatoio”, la Venere del gas di P.Picasso, Il Profeta di De Chirico ecc.) che peraltro hanno formato oggetto, in precedenza, di una molteplicità interpretativa da parte degli esperti. Che, in gran parte, hanno trascurato di rilevare l’aspetto puramente parodistico e polemico di denuncia e contestazione, da parte dei loro autori e/o presentatori  relativamente alla natura “artistica” di tali “opere”. Tutt’altro che rappresentative di quella “rivoluzione” culturale artistica che di artistico hanno solo la denominazione, che ha, quale fondamentale sostegno, l’abilità “comunicativa” dei mercanti d’arte e dei loro interessati rivenditori.

Bluewind

domenica 12 gennaio 2014

PARAFRASANDO PARAFRASANDO (che male ti fò ?)

PARAFRASANDO, PARAFRASANDO… (che male ti fò ?)


Parafrasando l’attualità, Giacomo Poretti (su La Stampa del 12/1/14,pag.1, titolo dell’articolo “Il faticoso governo della mano sinistra”) finge di essersi fratturato la mano destra. Con susseguente ingessatura, immobilizzazione e problemi vari in ordine alla manualità dei comuni adempimenti quotidiani (onde evitare un successivo intervento chirurgico). E così inizia la parafrasi. Che è un gioco di abilità mentale e di fantasia. Inventato, giornalisticamente, da un inglese, Arthur Wynnie. ( gioco attualmente denominato delle parole incrociate, pur non essendo la stessa cosa di quello inglese). Si tratta di riempire delle prestampate caselle vuote con parole desunte da definizioni spesso a doppio senso e con un significato – a volte – estremamente diverso da quello che apparirebbe e sarebbe evidente. E’ questo un compito che apparirebbe difficile per gli inglesi e, forse, impossibile per uno straniero. (ad es.”Mum listen for a change” non si traduce con “Mamma, tanto per cambiare” ma è “silenzio”, parola da inserire nella corrispondente casella vuota. Come se si dicesse: “Keep mum “acqua in bocca”). E giocando con le parole: mano destra e mano sinistra l’ottimo Giacomo riesce a dire anche ciò che un giornalista non dovrebbe dire (ad es. sul governo Letta). In stile che potrebbe definirsi aforistico. Che, da noi, è uno stile assai  poco apprezzato, compreso, frequentato ed utilizzato. Finalmente…! (Qualcuno ci invita a giocare…con la mente cioè = a riflettere).

Bluewind

sabato 11 gennaio 2014

CONTROCORRENTE

CONTROCORRENTE

Su alcuni quotidiani si legge (questo titolo): “La fuga d’amore di Holland” (però ne valeva la pena).
Festosamente, si proclama: “Il Piemonte torni al voto !” (E non si vede cosa cambi). quando i robot fara
E ci si chiede: “quando i robot faranno l’amore” (non vedo l’ora).
Si osserva: “ Com’è profondo, favoloso e corrotto il mare !”. (Fosse solo il mare…).
Per Fiat – Chrysler si preannuncia : “nome nuovo” (della serie: chi l’avrebbe detto che con il nominalismo si può tutto, anche risolvere le crisi).
Secondo ALTAN (su La Repubblica a pag 1, con vignetta) si espone un ottimistico, provvisorio (condivisibile) giudizio: “Sono ottimista, meglio di così non può andare” (Fosse vero !).

Bluewind

mercoledì 8 gennaio 2014

LEGITTIMA SUSPICIONE (n.7) (racconto)

LEGITTIMA SUSPICIONE (n.7) (racconto)

C’era, evidentemente, una serie di particolari misteriosi nella vicenda. Che il sovraintendente intendeva portare alla luce. Si recò al deposito bagagli della stazione e si fece indicare i nominativi di coloro che avevano noleggiato un deposito bagagli (nei giorni immediatamente successivi all’intrusione nell’abitazione della estinta). Tra questi ne scelse 5, scartando tutti gli altri. Di questi 5 solo uno risultava domiciliato in un indirizzo ove risiedeva una persona diversa. Ed inoltre risultava che subito dopo l’inizio del noleggio aveva proceduto a ritirare quanto in precedenza aveva, probabilmente, depositato. Doveva trattarsi  di carte , documentazione o fotografie, poiché dall’abitazione della defunta non risultava fossero stati sottratti  oggetti preziosi o danaro. Oltretutto che si fosse trattato di omicidio era solo un’ipotesi, confermata da tracce di saliva dell’estinta esistenti su un cuscino della stanza da letto E comunque non era possibile, in base agli indizi esistenti, colpevolizzare l’autore del misfatto o poter risalire ai od al mandante. L’indagine pertanto poteva considerarsi conclusa (in conformità a quanto ritenuto dalle risultanze dell’esame autoptico). Si recò dal vice questore Nardini esponendogli quanto sopra. E gli sembrò che costui non fosse sorpreso o particolarmente deluso per ciò che gli era stato comunicato. Così vanno le cose. Osservò tra se e se il sovraintendente Paolini, tornandosene a casa.
Bluewind
(I personaggi, le situazioni, i nominativi del racconto non hanno alcun riferimento a situazioni, personaggi, nominativi della vita reale ma sono l’esclusiva risultante della inventiva dell’autore. Le puntate precedenti del racconto sono leggibili sui siti: westwind1930.bluewind.wordpress.com, westwind1930.wordpress.com e su westwind1930.lupoblu.wordpress.com).


martedì 7 gennaio 2014

LEGITTIMA SUSPICIONE (n.6) (racconto)

LEGITTIMA SUSPICIONE (n.6)
(racconto)
Tornato, il giorno successivo, al IV piano, il sovraintendente Paolucci notò, per la prima volta, appeso ad una parete di una stanza, in cui solitamente la defunta Maria Dolores era solita passare le sue giornate, il dipinto di un’ingenuo ex voto. Che turbò non poco il sovraintendente. Raffigurava una nave che, in una tempesta, stava affondando. Ed alcuni marinai che si stavano buttando in mare. Ciò che rendeva incomprensibile , sul piano logico – estetico,l’immagine era l’esistenza di una piccola bottiglia, posta a fianco dell’immagine stessa. Spinto più che altro dalla curiosità (più che dal suo consueto istinto di approfondire, ogni volta, ciò che gli appariva inesplicabile), chiese ragguagli al portiere, che, questa volta, gli si rivolse con un atteggiamento quasi amichevole (così almeno gli sembrò). Costui gli spiegò che, a suo tempo, il padre di Maria Dolores faceva parte dell’equipaggio di un sommergibile, che venne affondato (nel 43) da una unità inglese. Tutti i pochi sopravvissuti vennero tradotti in un campo di concentramento, ma il padre della defunta non sopravvisse alla prigionia. Nel periodo successivo, Maria Dolores, che aveva perduto la madre e non ancora aveva incontrato colui che sarebbe divenuto il suo sposo, si sentiva terribilmente sola ed era intenzionata quasi a suicidarsi. Attendeva, incredibilmente, un qualsivoglia segnale, che le consentisse di avere un qualche inaspettato conforto. Come quando era in vita il padre. Ed, incredibilmente, il segnale venne ed ebbe l’e sembianze di una bottiglia con un messaggio dentro (lanciata a suo tempo  in mare dal padre) che si era arenata 50 anni dopo su una desolata e non frequentata spiaggia del Salento. “Io sono vivo” segnalava il messaggio, unitamente al nominativo del compilatore ed il suo precedente indirizzo in Italia. Il sovraintendente, che da sempre era stato un positivista, rimase, anche se non lo fece a vedere, piuttosto turbato dalla vicenda. E si chiese se fosse stato proprio per caso che gli era stata affidata l’indagine. Vicenda alla quale si sorprese di ripensarvi con una certa frequenza mentre la sua mente andò a quanto doveva essere nel vero il bravo Nichte quando, con incredibile approfondimento, aveva affermato che “i fatti (di per se) non esistono”, (forse) “esiste” (solo) la loro “interpretazione”. Quante volte sbagliamo. Ma (forse) intorno a noi esiste un quid, dal quale siamo avvolti (per il bene nostro e forse anche degli altri). Come la luce, che ha necessità di avere intorno a se molto buio. Molto buio…Per essere riconoscibile.
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(I personaggi, le situazioni, i nominativi del racconto non hanno alcun riferimento a situazioni, personaggi, nominativi della vita reale ma sono l’esclusiva risultante della inventiva dell’autore. Le puntate precedenti del racconto sono leggibili sui siti: westwind1930.bluewind.wordpress.com, westwind1930.wordpress.com e su westwind1930.lupoblu.wordpress.com).


lunedì 6 gennaio 2014

LEGITTIMA SUSPICIONE (5°) (racconto)

LEGITTIMA SUSPICIONE (5 °) (racconto)
Il sovraintendente gli rivolse solo poche richieste di chiarimenti, convinto che non gli sarebbero stati di nessuna utilità. Uscì e si recò al III piano, ove abitava l’attuale sig.ra Maria Adelaide Dos Porto (attuale proprietaria dell’intero immobile) la quale non seppe o non volle dargli convincenti spiegazioni sul perché, alla defunta sig.ra Maria Dolores Morabito, fosse stato concesso, dal consorte della stessa sig.ra Maria Adelaide (anch’esso attualmente defunto) di non pagare alcunché per utilizzare quale abitazione, vita natural durante, l’appartamento del IV piano dello stabile. Ma la sig.ra Maria Adelaide fu più loquace quando, sua sponte, (forse per cancellare la non positiva impressione ,prodotta nel visitatore, dai numerosi quadri del defunto dittatore Pinochet, alcuni  dei quali con dedica dello stesso, appesi nelle varie stanze della sua abitazione) ebbe a precisare che il consorte era stato un alto funzionario ministeriale, con incarichi che lo portavano spesso all’estero, e che, pur non essendo un antifascista, non credeva affatto nel fascismo. E dopo aver partecipato, a Piazza Venezia, all “oceanica adunata” nella quale B.Mussolini aveva annunciato che aveva dichiarato la guerra alle potenze alleate, dopo essere tornato a casa molto rattristato, aveva detto alla consorte, quale spiegazione :” Siamo in guerra. Ma questa guerra andrà male. Cosa sarà di noi ?”. Quando la sua visita ebbe termine, il sovrintendente decise che l’unica via da seguire era il reperimento di ciò che, inizialmente, era stato riposto sotto il terriccio dell’albero di limone e che, presumibilmente, era stato disotterrato e trafugato da ignoti maleintenzionatii. (continua)uando la sua visita ebbe termine

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(I personaggi, le situazioni, i nominativi del racconto non hanno alcun riferimento a situazioni, personaggi, nominativi della vita reale ma sono l’esclusiva risultante della inventiva dell’autore. Le puntate precedenti del racconto sono leggibili sui siti: westwind1930.bluewind.wordpress.com, westwind1930.wordpress.com e su westwind1930.lupoblu.wordpress.com).


venerdì 3 gennaio 2014

BICICLETTE E BICCHIERATE

BICICLETTE E BICCHIERATE

Scrive Gramellini, su La Stampa (del 3/1/14, pag 1) che “un comportamento virtuoso “se attuato dai politici che contano ( come l’andare in bicicletta, fare la fila ai fast food, ecc) è pur sempre preferibile (specie in tempo di crisi). D’accordo, una volta tanto, con Gramellini. Ed in un tempo in cui imperversano gli inviti a considerare il bicchiere non già semivuoto ma semipieno, non sarebbe fuor di luogo chiedersi chi mai, a suo tempo, abbia svuotato la parte vuota del bicchiere.

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