mercoledì 31 luglio 2013

RILETTURE

RILETTURE
E’ ormai una moda quella di effettuare riletture registiche di opere liriche, travestendo in orbace i protagonisti più impopolari delle opere stesse. Per quanto riguarda la Tosca (prossimamente in scena alle Terme di Caracalla, con la regia di Pier Luigi Pizzi), che vede uno Scarpia in orbace, fez e stivaloni,v’è da chiedersi che fine abbia fatto (per quanto riguarda l’opera) la Repubblica Romana, per la quale, con libera scelta, molti a suo tempo si sono  battuti ed immolati.
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In mancanza di vino...acqua (se possibile) fresca


In mancanza di vino…acqua (se possibile) fresca
 Ormai  è il neologismo che irresistibilmente imperversa (in mancanza d’altro). Ci si sforza di voler assicurare alla collettività il meglio possibile ed a volte non si è in grado di assicurare il…meno peggio. Spesso, non potendosi intervenire in altro modo, si interviene, come per il PIL (nel quale si tenta di considerare produttivi i c.d “beni immateriali” – che produttivi non sono – come canzonette e libri, anche se non hanno alcun successo. Cfr. i tre post precedenti). Ci si affida così ad una sorta di nominalismo di facciata. Nel quale frequentemente il contenuto non è realmente indicativo di se stesso ed, in molti casi, è divergente da quello originario. Così avviene (o statisticamente avverrà) anche per il male del secolo. Il cancro. In relazione al quale . (cfr. La Repubblica del 31/7 u.s., p.1 - 24, articolista: Umberto Veronesi)) l’ufficialità dei talenti (di oltre oceano) facenti capo al National Center Institut è da tempo al lavoro per delimitare, escludendole dalla denominazione di cancro, quelle patologie definite benigne (come ad esempio i cd tumori benigni). E così il gioco, come al solito,  è statisticamente fatto (per chi ci creda). Si appurerà così che i casi di cancro sono, statisticamente, in diminuzione. Ed un certo Carneade (dei Promessi Sposi) avrebbe,  in tal caso, ben a ragione, qualcosa da dire al riguardo. Avendo anch’esso, a suo tempo, ineccepibilmente dimostrato ciò che – nel suo caso – la realtà ha – anch’essa ineccepibilmente – contraddetto.

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lunedì 29 luglio 2013

VOCE DAL SEN FUGGITA...

VOCE DAL SEN FUGGITA…

Fascino sostanzialmente estetico fatto di innegabile eleganza (alla moda) (nella foto de La Stampa del 29/7/13 - ove lo si vede  (J.F.Kennedy) sulla tolda dello yacht Sequoia, con il New York Times ripiegato in una mano, pantaloni chinos chiari, occhiali da sole Rayban  e con, tra le labbra, un bel sigaro Avana- cfr anche il testo, da pag. 1 a pag.19) fascino che i successivi Presidenti non sono più riusciti a recuperare (nonostante i loro sforzi).  Ed allora l’apparenza (poiché di questo si tratta) è meglio dell’essere ? Forse si. Se è anche supportata da una stampa libera (e che sa fare il suo mestiere) ed al tempo stesso amica. Non influendo in tal caso l’appartenenza ad una famiglia di censo e di potere, che in altri casi avrebbe suscitato le rituali stoccate giornalistiche etico/moralistiche sull’argomento.
Contenti tutti, in Occidente ! La produttività, in Occidente, aumenta facendo confluire nel Pil il valore, vero o presunto, dei  cd “beni immateriali”. E cioè anche dei libri e delle canzonette. Anche se non producono alcun reddito ed anche se non hanno e non avranno alcun successo di pubblico. Si raggiungerà in tal modo quello che sembrava essere il Pil ideale, cioè quello irraggiungibile. Che strano ! La crisi era cessata da un pezzo e nessuno se ne era accorto. (cfr.  La Repubblica del 29/7/13, p.19, che menziona al riguardo alcuni studi di prestigiose organizzazioni statistiche). (Non è certo l’immaginazione al potere ma è, almeno, il potere dell’immaginazione…).

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domenica 28 luglio 2013

FORSE IL NULLA...

Forse il nulla…
Commentando il lancio di banane Jena@lastampa.it (su la Stampa del 28/7 pag 3) così, scherzosamente, commenta : “Non ci sono più i nazisti di una volta…”. E’ vero. E’ (fortunatamente) proprio così. E’ tutto cambiato (o così sembra). Infatti, dando credito a Woody AllenDio è morto, Marx è morto…ed anche io non sto molto bene”. Allora cosa è rimasto per parametrare a qualche principio la nostra esistenza ?. Proprio nulla. Forse proprio il nulla.

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sabato 27 luglio 2013

REISE NACH OMSK




REISE NACH OMSK
Quella mattina Daniel Kutzenov si risvegliò più tardi del solito. Fu lo stridio dei gabbiani a svegliarlo. Non si trattava di uno stridio lamentoso, peraltro insolito per i gabbiani, ma sembrava essere uno stridio di protesta. Poiché ad una certa ora della mattina erano abituati a ricevere da Daniel la loro fetta di pane (integrale). E l’ora era già passata. (Da un pezzo). Daniel da tempo tentava di addomesticarli, per ciò che era possibile fare. Trattandosi di esseri estremamente timidi, scontrosi e diffidenti. Specie il suo preferito (che aveva visto crescere ed era il più timido e scontroso di tutti). Occorreva, quando gli si portava il cibo (il pane) non fare movimenti bruschi. Non avvicinarsi troppo. E dal momento in cui aveva iniziato i suoi tentativi (di addomesticamento) gli sembrava, in un certo senso, che tra lui e loro, si fossero accorciate le distanze. Prima di portare le fette di pane, lanciava un fischio. Ed i gabbiani, che prima risultavano invisibili. Accorrevano da tutte le parti. Una volta un’avvoltoio, che probabilmente non gradiva le sue attenzioni verso i gabbiani, si era lanciato in picchiata verso la sua testa. E gli era sembrato che un gabbiano, poco distante, (il più timido, il suo preferito) si fosse improvvisamente lanciato in sua difesa, facendo allontanare l’antipatico intruso. Daniel si affacciò ad una delle finestre dell’isba. Il suo pensiero viaggiò lontano. Al fratello del suo bisnonno (che lui aveva conosciuto) pope di una Omsk (una città della Siberia occidentale) che, all’epoca, non era una cittadina moderna com’è ora. Era il pope principale dell’unico tempio religioso ivi esistente. Ove aveva adibito una stanza (che teneva con una finestra sempre aperta) come ricovero di piccoli volatili. (suscitando le critiche del vicinato). Non so quante e quali regole di igiene collettiva il vecchio pope abbia, a suo tempo, violato.(Presumibilmente moltissime. Anche egli, evidentemente, aveva una passione per i volatili).Una volta Daniel era entrato in quella stanza/ricovero fuggendone di lì a poco per l’incredibile polverio, in costante sospensione nell’aria, causato dal continuo svolazzare dei piccoli volatili. Il vecchio pope era uno spirito libero. A suo tempo non comprese la ragione per la quale lo zar era entrato in guerra contro gli imperi centrali. Di ciò non fece mistero con chicchessia. Né si verificarono per lui, in prosieguo, conseguenze negative. E’ vero  che non fece carriera. Ma forse ciò avvenne per le critiche del vicinato. In quanto sembrava prediligesse più i volatili. Delle pratiche religiose. Daniel guardò fuori. Il vecchio ciliegio era rimasto completamente privo di foglie, in previsione della imminente stagione autunnale. Tranne un’unica foglia, che svettava su uno dei rami più alti, ma era in procinto di cadere. E della quale, ma evidentemente non era ancora ben sveglio, gli sembrava di avere intercettato un dialogo con gli altri piccoli esseri (erbe ed insetti) che popolavano il giardino. La foglia, diceva loro, che nella sua breve vita aveva visto proprio tutto. Forse molto più di quello che avevano visto altri. E che adesso desiderava solo andarsene. “Dove andrai ?” Le chesero le erbe e gli insetti. “Non so” rispose la foglia, staccandosi dal ramo e cadendo in terra “ forse a dormire anche io.”.Per diventare anch’essa (la foglia) terra e dare, ancora, nutrimento e vita a chi lo è ancora (in vita).
NB. Il post utilizza in parte (alquanto travestendole) memorie personali di BW e, nella parte che riguarda la foglia, ne ha tratto lo spunto dal bel racconto (non solo per bambini) di Mario Lodi (che oltre ad essere scrittore è anche insegnante) dal titolo “La dolce morte di Bandiera” (che a BW  piace ridenominare “Bandera”,forse perché più barricadero). E’ un bellissimo racconto che (sono parole dell’Autore) narra la storia di una foglia di ciliegio la quale ”mentre tutte le altre sono ormai cadute, sventola sulla cima del ramo più alto:” forse si tratta di “ una foglia ribelle, che non vuole morire per vedere ciò che verrà dopo…

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venerdì 26 luglio 2013

Non solo in Corea

Non solo in Corea..
Ove sembra  (che tra Nord e Sud a 60 anni dalla sospensione del conflitto) vi siano attualmente 248 Km di muri, montagne di filo spinato, eserciti in armi, pronti a reagire a qualsivoglia aggressione (o che solo si ritenga tale). Forse c’è una qualche analogia (eserciti a parte) con ciò che avviene in Occidente, ove c’è una certa  separatezza (diciamo “mentale”) tra chi guarda e non vede e chi invece, riesce a vedere ciò che guarda  (ma sembra essere, in un certo senso, ingabbiato). Esempi illuminanti di ciò sono le (ovvie) ammissioni di Fassino che parla di evasioni fiscali di sopravvivenza (dei piccoli non dei Vip) a fronte di un fisco che pretende dalla collettività il 54% del reddito (a volte solo virtuale). Ed anche il Sommo Pontefice confessa a Copacabana, ad una platea di milioni di brasiliani, di sentirsi, a volte, anch’Esso in gabbia (e che, a differenza di Fassino, non viene contestato solo per il rispetto dovutoGli). Quindi non un solo muro (come a Berlino) ma 100, 1.000, 100.000 muri, da noi in Occidente che, forse, non verranno mai demoliti.

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lunedì 22 luglio 2013

I NUOVI PATRIZI (i plebei sono rimasti quelli di sempre)



I NUOVI PATRIZI (i plebei sono rimasti quelli di sempre)
In una recensione (su La Repubblica del 21/7/13, pag 44) al libro “Aristodem”  di Daniela Ranieri l’articolista sembra dissentire dall’enunciato dell’autrice, secondo la quale i nuovi radical chic costituirebbero una sorta di “ripiegamento in senso aristocratico dei principi della democrazia (ad uso) reazionario ed esclusivo di una classe”.
Classe che, ad avviso di BW, consiste in una nuova borghesia (erede di quella precedente, ma, in superficie, colorata diversamente) attualmente munita di quegli attributi culturali, anche a volte accademici, che potrebbero attribuirle una qualche giustificazione al reddito medio alto di cui, da sempre, è beneficiaria. Chi non ne fosse convinto, potrebbe provare a rileggersi “Il Gattopardo”, ove tale fenomenologia risulta esaurientemente ricostruita e descritta.

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domenica 21 luglio 2013

Se la collettività ci castiga...



SE LA COLLETTIVITA’ CI CASTIGA…
È segno che forse stiamo nel giusto itinerarioMunch è un sublime interprete della realtà…forse di sempre. La collettività, negazionista, ebbe a suo tempo a ripudiarlo. Come, a suo tempo, ripudiò Ibsen. Definendoli, ambedue, intossicati ed alcolisti (ed evidenziando solo alcuni degli aspetti di costoro). Senza che ciò potesse esimere dal soffermarsi ad interpretare – obiettivamente – le loro creazioni. Tra cui questa (dai colori splendidamente…spenti) ove Munch descrive – a modo suo – la molteplicità (forse di sempre) del mondo interiore della donna. Al tempo stesso angelicata (la donna senza volto che,come trasognata, si dirige verso il mare), quella con il gusto della vita (nuda) e quella che intende trascendere la materialità dell’esistenza (ieratica ed in piena ombra). L’unico o quasi che ebbe a comprendere la dimensione psicologico-surreale del quadro fu Ibsen, che ne trasse l’ispirazione per il suo :”Quando noi morti ci destiamo”. Ove le tre donne del dipinto sono diventate le protagoniste del dramma. L’unico ad accorgersene fu lo stesso Munch (ed – ovviamente – nessun altro).

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sabato 20 luglio 2013

DIVAGAZIONI (Forse semiserie)


DIVAGAZIONI (forse semiserie)
Le due litigiose spose di Zeus (Themis e Metis), ciascuna con il suo reciprocamente antitetico modo d’essere, si contendono il campo per rendere la vita degli umani, apparentemente, più ordinata e prevedibile. Themis tentando di imporre il proprio metro di esistenza basato su verità assolute che ritiene inderogabili ed irrinunciabili (anche se a volte periodicamente cangianti). L’altra, Metis, (in antitesi con la prima) ispirandosi ad un cauto buon senso comune basato sul così detto: “vivere e lascia vivere” ed escludendo di poter realizzare i così detti “castelli in aria”.
Secondo il sociologo Zygmunt Bauman, anche la società contemporanea, da Esso definita “società liquida”, è tributaria delle alternanze e dei mutamenti imposti dal predominio dell’una o dell’altra divinità sul vivere civile.
Cosa c’entri tutto ciò con la crisi dell’auto sembra difficile poter ipotizzare. Ma se si pone mente alla costante diminuzione del parco macchine attualmente esistente (in ragione di 150.000 in meno ogni anno) e la si raffronti con i provvedimenti (nelle città grandi e piccole) di chiusura al traffico alle auto, dell’aumento delle zone a traffico limitato, degli aumenti dei pedaggi e delle multe nonché delle piste ciclabili (e gli anziani  che non vanno in bici dove li mettiamo ?) non può che qualificarsi almeno come incoerente l’attuazione degli anzidetti provvedimenti con il contestualmente dichiarato proposito di voler risolvere la crisi occupazionale del settore auto. Presumibilmente (se si ritiene credibile la teoria di Zygmunt  Bauman) dovrebbe essere  in atto un conflitto tra Themis e Metis, con alternanza di risultati.  E forse solo Zeus potrebbe darcene conferma (anche se non sembra che le cose vadano molto bene, anche nell’Olimpo).
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giovedì 18 luglio 2013

C'è troppa acqua.... nel vino....

C’è troppa acqua…nel vino…
Forse G.Ferri, provocatoriamente, a modo suo, vuole fornirci una ricetta per sopravvivere alla crisi…
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mercoledì 17 luglio 2013

Utopia


UTOPIA
E se Miss Italia  fosse solo  il sintomo ? (e non la causa che si vorrebbe modificare). E cioè se fosse solo la conseguenza di ciò che è ? Cioè dell’attuale modo d’essere e (si fa per dire) di pensare ? E chi mai si azzarderebbe a sostenere che eliminando il sintomo se ne elimina anche la causa ? Che altro allora si può fare ? (Se non atterrare nel mondo attendista dei Beatles con il loro “Let it be”). In attesa di tempi migliori (si dice sempre così).
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domenica 14 luglio 2013

Il Wozzeck d'altri tempi


Il Wozzeck d’altri tempi
La regia di Federico Tiezzi tenta, con la Sua rilettura, di rimodernizzare la vicenda di”Wozzeck” (Buchner/Berg) ridenominandola in “Scene di Woyzeck”, facendola svolgere in una Berlino occupata dalle truppe sovietiche e facendo comparire (quale ennesimo contributo ad una opposizione della venticinquesima ora) un Lenin travestito da clown, che intona l’inno sovietico, accompagnato, con fierezza, dal coro di “spettatori sparsi”  che, sembra, siano inconsapevoli dell’eufemismo. (E che, mi si perdoni se lo dico, non si sono accorti che l’intera opera “Wozzeck”  di Buchner/Berg nonché le “Scene di Woyzeck” del regista Tiezzi sono una parodia del capitalismo originario, incapace di autotravestirsi in qualcosa di apparentemente diverso, per poter,  come avvenuto, sopravvivere alla grande). Molto ci sarebbe ancora da dire…

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venerdì 12 luglio 2013

Cosa c'è che non va ?

Cosa c’è che non va ?
Sembra che il Parlamento sia rimasto chiuso per una o mezza giornata. Per motivazioni che non riguarderebbero il comune cittadino (secondo La Stampa  del 12/7/13 di pag.1) ma Se stesso. Un lettore, con una Sua mail, avrebbe rilevato che, per altre causali, riguardanti il comune cittadino, avrebbe dovuto rimanere chiuso per ognuna di esse, almeno una giornata. Ad es. per l’onere di tasse e burocrazie, per ogni giovane disoccupato o sottopagato, per ogni donna che decide di interrompere la gravidanza perché si sente abbandonata, per ogni emergenza che emergenza non è, per ogni disperato morto in mare e per la lista infinita di quant’altro…Ma cosa c’entra il Parlamento  con tutto ciò? E se c’entrasse, ben presto rimedierebbe a tutto. Infatti non è stato votato dal Popolo (lavoratore, quando gli è possibile) per porre rimedio a tutto ? (Non è forse così ?).

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giovedì 11 luglio 2013

MASKENZUG (Mascherata)

MASKENZUG (Mascherata)
Numerosi i commenti critici sulla rilettura di “Un ballo in maschera” effettuata dal regista Damiano Michieletto, in chiave modernista, (alla  Scala di Milano). Ma il parallelismo modernista si ferma alla esteriorità ( con il protagonista principale trasformato in leader politico di oggi, l’amico che lo difende trasformato in body guard, il paggio in addetto all’ufficio stampa…) trascurando gli approfondimenti sostanziali che avrebbero reso più attuale la vicenda e di maggior interesse per molti anche se – forse – troppo cerebrale per i più.

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mercoledì 10 luglio 2013

Non ti scordar di me...


Non ti scordar di me….
La vecchietta si era presentata (senza mobili, vestiti e lenzuola) presso il complesso edilizio di estrema periferia ove (subito dopo la riabilitazione ufficiosa) le era stato assegnata una stanza dal commissariato alloggi competente. Qualche giorno dopo, nel corridoio antistante il suo alloggio, diede un urlo e si accasciò sul pavimento. Venne chiamata ed arrivò subito dopo, tempestivamente, l’ambulanza.  Ma non si potè fare altro che constatarne il decesso. Si seppe poi che era stata una buona conoscente ed anzi un’amica del poeta Majakovskij e che in precedenza era stata arrestata, trascorrendo fra lager e prigioni circa 19 anni. Passò ancora qualche giorno allorchè giunse la riabilitazione ufficiale (per insussistenza di reato) dalle accuse di cui alla condanna subita nel 1937 (relativa al presunto reato di opinione). Comunicazione che venne però respinta al mittente, per essere la destinataria ignota. Poiché nessuno si era ricordato dell’esistenza della vecchietta, venuta a mancare qualche giorno prima. Ed anzi qualcuno dei coinquilini si mostrò  persino contrariato poiché il portalettere aveva interrotto la partita a carte cui stava partecipando. (E ciò, oltretutto, aveva avuto luogo in un giorno non lavorativo).
Questo strano post, (il cui spunto è stato tratto dal racconto “l’inquilina” di V. Grossman, che è stato, come ormai è consuetudine, abbondantemente storpiato e modificato da BW  ) potrebbe anche voler dire qualcosa (piuttosto intuibile per chi ne ravvisi l’opportunità).

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lunedì 8 luglio 2013

Gocce di dolce veleno (Let it be)






Gocce di dolce veleno (Let it be)
Anche se nessuno lo dice, la spontaneità è stata sommersa  da ciò che si dice che sia. Se siamo buoni o meno buoni, ricchi o poveri, scansafatiche o laboriosi, talentuosi o meno lo siamo unicamente perché qualcuno (giornali e massmedia in genere) ce lo dice. Che  ciò avvenga potrebbe essere non condivisibile (dai più) che si ritengano forniti di spirito critico e peraltro, forse per una sorta di autodifesa , risultano da sempre trincerati in difesa dell'esistente.  Forse i Beatles  avrebbero detto (di lasciare andare, e cioè): “Let it be” (lascia che sia). (Dimenticando di aggiungere : “finchè dura”).

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domenica 7 luglio 2013

Un'arte fatta di empatia

Un’arte fatta di empatia
Presumibilmente l’opera d’arte è quella nella quale il suo autore riesce a trasfondere il suo modo d’essere e di sentire, e che permane nel tempo per …farci compagnia.  Non conta il tempo che passa. I secoli, i millenni. Ciò che è rimane. Per sempre. Ciò spiega la folgorazione di V. Grossman, avanti la Madonna Sistina di Raffaello (esposta, dopo diverse vicissitudini, nella Gemaldegalerie di Dresda) per il quale “quella tela è immortale” e “non morirà fino a che l’uomo avrà vita”. Ed allorchè rileva che “chiunque la guardi, coglie in Lei l’umano…”  che sembra essere “L’espressione più atea della vita, di quell’umano a cui il divino non partecipa “ (O meglio, ha ritenuto di
parteciparvi, allorchè si è fatto Uomo. Poiché questa era la dimensione di cui era privo). E’ un’immagine che esprime l’umano, del quale essere orgogliosi. “Il volto della Madre non tradisce paura…Ella offre il bambino” (che sembra esserne consapevole) “ alla Sua sorte, non lo nasconde” “Fra poco lascerà le sue braccia e andrà incontro, scalzo, al Suo destino”. “La Madonna con il bambino è l’umano nell’umano, sta in questo la Sua immortalità”. (cfr V. Grossman, nel racconto “la Madonna Sistina”). “Quante volte” Egli osserva “ ho cercato di distinguere nel buio coloro che scendevano dal treno….finalmente vedevo la verità in quei visi, l’aveva dipinta Raffaello quattro secoli prima. Così l’uomo affronta il proprio destino”.

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giovedì 4 luglio 2013

SUBLIMAZIONI



SUBLIMAZIONI

Un pensiero, eufemisticamente, mi tormenta (da tempo) la mente. Che le migliori opere letterarie del nostro tempo siano state prodotte ed originate nell’ambito di autoritarismi di regime. (come posto in luce da La Repubblica del 4/7/013, a pag. 39. Ove si enumera, al riguardo, il  Dott. Zivago di Boris Pasternak, Vita e destino di V.Grossman ed Il maestro e Margherita, di M.Bulkakov. Tutte caratterizzate da una creatività da sempre orientata ad un superamento dell’esistente ed alla liberazione da vincoli coercitivi  della sfera privata e personale dell’individuo. Per quanto riguarda Grossman (che non venne destinato al gulag, ciò che sarebbe sicuramente  avvenuto in epoca anteriore al disgelo) costui ebbe a ricevere dall’autorità censoria il maggior elogio che mai uno scrittore abbia mai ricevuto. Come quello di considerare  la pubblicazione eventuale (peraltro denegata) della sua opera più nociva allo statu quo degli effetti di una bomba atomica. Potrebbe anche darsi che sul successo, in Occidente, di tali opere abbiano influito non solo valutazioni propriamente artistiche. Ma anche….qualcos’altro….

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martedì 2 luglio 2013

Amsterdam. 263 Prinsengracht


AMSTERDAM (263 Prinsengracht)

Si era prossimi alla chiusura serale. V’erano pochi frequentatori. Il bimbo domandò alla madre  (che non rispose):  Ma non era meglio andare a Disneyland ?”. Rivolta al custode, la cinquantenne chiese se il quartiere a luci rosse era distante. Negli ambienti aleggiava un forte odore di cavoli lessi. Era il custode che stava preparandosi la cena. E che ad un tratto, a voce alta, avvisò :”Si chiude…si chiude !”. Tutti si affrettarono ad uscire. Dalla casa-museo di Anna Frank. (in Amsterdam. 263 Prinsengracht).
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