domenica 30 giugno 2013

L'angelo vendicatore




L’angelo vendicatore

La motonave Wilhelm Gustlof lascia Gotenhafen, località vicino a Danzica, (ove era dislocata) il 30 genn. 1945, verso mezzogiorno, con un carico di 10.500  passeggeri, tra cui 900 allievi ufficiali sommergibilisti, 373 ausiliarie e numerosi militari gravemente feriti. A bordo, sotto falso nome, v’era anche un funzionario della gestapo, in precedenza addetto agli interrogatori degli ebrei altolocati. Cioè di coloro che  ricoprendo funzioni elevate erano a conoscenza di personaggi qualificati, oppositori del nazismo, o di segreti finanziari di rilevante entità, di cui il Terzo Reich intendeva impossessarsi. Gli interrogatori si svolgevano senza che fossero inflitte torture o percosse. Ma esclusivamente utilizzando sottili pressioni psicologiche. Alloggiando l’inquisito in una stanza singola dell’Hotel Metropol di Vienna (che era anche sede della Gestapo) (delle cui rovine si rinviene traccia visiva anche nel film Il terzo uomo di Carol Reed).Con un trattamento all’apparenza privilegiata, trattandosi di un albergo di lusso. La stanza in cui si veniva alloggiati era con finestra senza vedute esterne. Era singola e ben riscaldata. Con un letto, una sedia, una finestra con le inferriate. Senza libri né giornali, matite o penne. L’orologio da polso era stato sequestrato. Le sigarette vietate. La guardia che portava il cibo non poteva dire una parola o rispondere alle domande. Gli interrogatori si susseguivano con una periodicità sempre diversa. Non si svolgevano mai nella stessa stanza. A volte si attendeva anche alcune ore prima di essere interrogati. Ed allorchè l’interrogatorio aveva inizio, si aveva la sensazione che poteva essere anche l’ultimo. Si era quindi collocati in una dimensione che era sostanzialmente il vuoto, il nulla totale, privo di spazio e di tempo. Negli interrogatori venivano poste domande apparentemente inutili, alcune a trabocchetto, altre solo di copertura, per non far prefigurare ciò di cui la Gestapo già era conoscenza e ciò che voleva far dire. Ed al ritorno nella stanza ove si soggiornava era come se l’interrogatorio proseguisse. Perché notte e giorno si rifletteva su ciò che in base alle domande poste ci si prefigurava quelle che potevano essere le domande future. E tali pensieri, tali quesiti si affollavano nella mente dell’inquisito, dandogli la sensazione di un soffocamento senza fine, senza scelta se non quella di parlare, dire tutto. Per far cessare lo strazio. Tale dimensione di confronto psicologico con l’inquisito era congeniale alle capacità ed alla propensione caratteriale del funzionario della Gestapo, in fuga sotto falso nome sulla motonave Wilhelm Gustlof. Che negli interrogatori dava (se questo si può dire) il meglio di sé. Da tempo si era dato al gioco degli scacchi. Riuscendo a divenire campione nazionale di tale gioco. Che risultava congeniale alle sue eccezionali capacità  intellettive di calcolo, di previsione e di memoria che sono essenziali in un gioco, come quello degli scacchi, che non affida nulla alla fortuna od al caso, poiché privilegia esclusivamente le doti personali e la sensibilità intellettiva dei giocatori. Il suo attuale antagonista, in tale gioco, era uno strano indiduo magro, pallidissimo di nome Adolf. Di cui si ignorava il nome. E la cabina che costituiva il suo alloggio. E la sua precedente attività. Ciò che sorprendeva era la rapidità con la quale prendeva la decisione di effettuare le sue “mosse”, dopo quelle dell’avversario. E risultandone sempre in vantaggio, con esito finale sempre, o quasi sempre, positivo. Notato ciò, il funzionario della Gestapo ritenne di averne scoperto il punto debole. E ritenne di prolungare fino al massimo consentito i propri tempi di apparente riflessione. L’espediente funzionò. Al punto che, prima della conclusione di una partita, il suo avversario, lanciando un urlo agghiacciante, abbandonò il tavolo precipitandosi fuori. Dando così partita vinta al suo antagonista. Di li a poco la nave venne silurata ed affondò. Nelle acque gelide del Mar Baltico (ove ancora si trova). Perirono in 9.000 (tra cui l’ex funzionario della Gestapo, la cui fuga  in icognito ebbe così termine).  Perironoi quasi tutti i passeggeri. Il corpo di Adolf non venne mai ritrovato. Non si sa se attualmente sia più tra i viventi (o lo sia mai stato).

Fu un sommergibile sovietico S13 ad affondare alle 21,16 del 30/1/1945 la nave  Wilhelm Gustlof . Questo nome era quello del capo dell’organizzazione nazista in Svizzera ucciso nel 1936 da un ebreo. Tale nome non ha portato fortuna alla nave. La vicenda è stata menzionata dal premio Nobel  Gunter Grass nel Suo libro Im Krebsgang  (il passo del gambero) ed ha trovato spazio nel film Nacht  fiel uber  Gotenhafen (del 1959) (regista Frank Wisbar).

Sull’”Angelus Novus” che accompagna il post W.Benjamin osserva che l’angelo sembrerebbe guardare con tristezza al passato. Forse per il presente…non c’è nulla da guardare.

Bluewind
 

 

Arrivederci, amica delle stelle !




ARRIVEDERCI ! (Amica delle stelle)

Sosteneva che occorrerebbe insegnare valori comuni a credenti e non. Ma soprattutto imparare a dubitare, ad essere scettici…E che dopo la morte incontri di nuovo tutti..D’accordo…ma senza esagerare…Poiché tutto ciò in cui si crede appare costantemente immerso in un oceano di incertezze e dubbi..(Ed allora ?) Ed allora ?... arrivederci, Amica delle stelle…
Bluewind

sabato 29 giugno 2013

....e nient'altro...








…e nient’altro..

Che l’amministrazione ed il burocratismo non debbano avere costi esorbitanti rispetto alle risorse disponibili è, evidentemente, una ovvietà (oltre ad essere una comune regola di buonsenso). E volerlo ignorare per percorrere complicate e confuse alchimie è solo un modo per proporre un più o meno convinto intrattenimento pubblico. Intrattenimento,analogamente a quello che  Domenico Cimarosa, in ben altra crisi, ebbe a confezionare con il Suo “Matrimonio segreto”, esclusivamente per distrarre il preoccupato imperatore Leopoldo II dagli orrori che si erano abbattuti sull’Europa (le guerre che imperversavano tra i principali Paesi europei, l’imprigionamento e la condanna a morte di Luigi XVI, la ghigliottina…). L’opera (messa attualmente in scena nell’ambito del Festival dei due mondi a Spoleto) ebbe, a suo tempo, un sensibile successo. Anch’essa venne da sempre, considerata solo un’opera di estemporaneo intrattenimento…e nient’altro…

Bluewind

mercoledì 26 giugno 2013

(Forse) la colpa di essere nata donna




(Forse) la colpa di essere nata (donna)

L’illuminato Papa Paolo III dovette aver dato – per così dire – a Michelangelo carta bianca, consentendogli di raffigurare, nella Cappella Sistina, un Giudizio Universale, che, trasgressivamente (ed in antitesi con la misericordiosa dottrinalistica cattolica dell’epoca) potrebbe essere interpretato più che un giudizio, una preventiva condanna generalizzata nei confronti dell’intera umanità, che vi appare (nella raffigurazione Michelangiolesca)  più un ammasso di nerboruti e non pentiti colpevoli che una moltitudine di viventi in riverente attesa del perdono per i piccoli, grandi errori commessi. Anche la Madonna, accovacciata accanto ad un rabbioso e minaccioso Figlio, sembra temere qualcosa. Ma per quale colpa ? (Forse la colpa di essere nata donna ?) .

(Di tutto ciò vi è una sia pur indiretta riprova allorchè, dopo la morte di Michelangelo, si tentò, vanamente, di  far sostituire l’intero affresco).

Bluewind

domenica 23 giugno 2013

Eventi (in apparenza) inspiegabili


ANTEPRIMA

(secondo Woody Allen : “Su Carla Bruni nel mio nuovo film hanno scritto un mucchio di falsità. Mi chiedo se lo fanno anche sull’Afganistan “).

Su La Stampa (del 24/6/13, pag 1) qualcuno si è accorto che “dal calcio” viene “un segnale sconfortante”. Cioè che “la piccola Italia” scambia “le batoste per imprese” (id est: per successi). (Trattasi della partita Brasile/Italia, conclusasi con un 4 a 2). Che, oltretutto, vengono giornalisticamente e televisivamente descritte “quasi con il tono dei filmati Luce sulla guerra in Abissinia”. Come ciò avvenga, nessuno lo dice. Forse, come per il gatto Marameo, perché si mangia poca insalata.
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Bianco e nero





Bianco e nero

Svelando alcuni dei numerosi sottintesi dell’Otello di Shakespeare , Toni Morrison  ha riscritto  (in Desdemona) l’intera vicenda, parametrando la condizione femminile dell’epoca a quella ( nei rapporti con l’occidente) dell’intero mondo africano. Avvalendosi della partecipazione di due splendide cantanti (la diafana Tina Benko e quella non meno splendida e di color ebano Rokia Trahorè, di cui è particolarmente apprezzabile l’album musicale“Beautiful Africa”).

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sabato 22 giugno 2013

SOLO UNA FAVOLA ?


SOLO UNA FAVOLA (forse ?)

Sansone e Dalida sopravvivono nel terzo millennio “dove lui diviene il simbolo dell’attuale capitalismo allo sbando” (secondo il regista catalano Carlus Padrissa che ha ripescato con furore giacobinistico l’opera più famosa di Camille Saint Saens :“Sanson et Dalida”, mettendola in scena nell’aprile 2013 al teatro dell’Opera di Roma) . Secondo il Regista il mito di Sansone sarebbe la metafora stessa di ciò che accade attualmente, ove le forbici fiscali, i tagli alla cultura ed all’istruzione risultano essere assai di moda nell’Occidente. E quindi, secondo il Regista, subendo il taglio della sua forza (cioè dei capelli) l’uomo simbolo di potere Sansone sembrerebbe costretto a far venir meno il proprio delirio di onnipotenza, la propria presunzione di poter far tutto, nell’ambito dell’attuale capitalismo che sarebbe (secondo il Regista) allo sbando. Ma se i capelli non fossero i suoi  ma di qualcun altro ? E se fossero solo una parrucca ? Tolta la quale Sansone riuscirebbe a sopravvivere (alla grande) modificando la propria identità nominale ma non il suo modo d’essere. Il capitalismo (vecchia maniera) non è certo incapace di tali travestimenti. Alcuni dei quali innegabilmente assai più degenerativi di ciò che esso era, in precedenza. Il meccanismo è semplice. Basta modificare la desinenza iniziale (capital…) ed assemblare quella nuova  alla parte finale (…ismo) che rimane  invariata. Ed il gioco è fatto. Tutto ciò quasi sempre avviene con il consenso, (che poi genera il generale consenso  dei più), di stampa e massmedia. Ma qui si passa a qualcos’altro. Cioè dal mito di Orfeo (con la sua cetra incantatrice) alla favola del pifferaio di Hamelin. (Ma quest’ultima è solo un’altra favola ?)

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giovedì 20 giugno 2013

IMMORTALITA' (da rottamare)



IMMORTALITA’ (da rottamare)

Scrive l’Articolista di pag 1 (de La Stampa di oggi), a proposito di immortalità, che: “ogni persona, nella vita privata ed in quella pubblica” dovrebbe pensare di “poter lasciare un segno indelebile del suo passaggio, forse al mondo ci sarebbero meno corruzione, meno miserie e meno squallore”. Ma evidentemente l’Articolista non ha compiutamente espresso il Suo pensiero. Se così non fosse, potrebbe porsi il quesito: E se anche Hitler avesse ritenuto, con le sue opere, di lasciare un segno indelebile del proprio passaggio ?”.
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mercoledì 19 giugno 2013

CAPOLAVORISMI D'ANNATA (di tutto e di più)


CAPOLAVORISMI D’ANNATA (di tutto e di più).

L’ingresso del Fuhrer in scena viene salutato da una salva di “Heil Hitler !”, ai quest’ultimo risponde, con apparente imperturbabilità con un “Heil Hitler per me !”.

Il film (“to be or not to be”) sta avendo un notevole successo di pubblico (anche in Italia, ove, a suo tempo nel 1942, venne melodrammaticamente re intitolato in “Vogliamo vivere !”) nella sua riedizione attuale (realizzata da una piccola casa produttrice, alla quale si augura un meritato successo, anche economico, per tale impresa). E non poteva esservi che successo dato che il film porta la firma del regista E.Lubitsch e che a suo tempo venne definito un capolavoro degno di meritare un premio Oscar. Ma a questo punto c’è da chiedersi quando un film (o qualcos’altro che, artisticamente, sia opera dell’ingegno umano) possa definirsi un “capolavoro”. Se evidenzia qualcosa di (veramente) nuovo ? O per il modo in cui lo evidenzia ? O per la sua ascrivibilità a colui che, già in precedenza, abbia realizzato altre opere, definite capolavori ? O per il successo e la condivisione del suo pubblico (anche ammesso che ciò sia possibile, obiettivamente, accertare) ? O per il  tempo trascorso ? O per cos’altro ?

Nel caso di “to be or not to be” deve riconoscersi che il compito di tradurre in chiave comica (specie se in salsa di comicità anglosassone) un fenomeno così tragico ed antiumano come l’Olocausto era compito arduo se non impossibile. E che, in qualche modo, il regista ha assolto. Pur rimanendo irrisolto il problema fondamentale (oltre a quello delle origini “culturali” dell’Olocausto e dei suoi autori ed interessati collaboratori) che è quello di dare una risposta al quesito: Quando un’opera definita d’arte può considerarsi un capolavoro ? Forse perché il suo autore, in precedenza, ne ha realizzate delle altre ?  E se così fosse, conseguentemente, tutti i Rubens, i Pinturicchio, i Canaletto, i Caravaggio che venissero portati alla luce (disseppellendosi dal passato, eventualmente, remoto) potrebbero definirsi capolavori ?

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NON SOLO ALBERI



NON SOLO ALBERI

Lo spunto (quello de La Stampa del 19/6, pag. 1, che assimila i dimostranti di Piazza Taksim ad alberi in quanto anch’essi immobili e silenziosi) è un quid novi. Ma, sono esseri umani,  E  che come tali andrebbero trattati. Non si tratta quindi di ecologia. Che è un’altra cosa. Sconosciuta ai più. Perché diversamente indottrinati.

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martedì 18 giugno 2013

A VOLTE (potrebbe anche accadere)




A VOLTE (potrebbe anche accadere).

Il postino suona sempre due volte (ma è la seconda volta  quella definitiva). Trattasi di un film del 1946: The postman always rings twice. Diretto da Tay Garnet. Tratto dall’omonimo romanzo di James  M.Cain. La cui vicenda è ben nota. Cora e Nick (marito e moglie) gestiscono un fast food sulla Twin Oaks. Un giorno arriva Frank, un giramondo dai modi gentili e di apparente gran classe. Cora se ne innamora pazzamente. Fino al punto di progettare ed attuare, assieme a lui un incidente di auto, nel quale viene ucciso Nick. Ambedue vengono prosciolti dall’accusa di averlo voluto uccidere e, successivamente, si sposano. Ma la loro unione non risulta esente da numerosi litigi ed insicurezze. Fino a quando, durante una gita al mare, la loro auto va fuori strada e Cora perde la vita. ( questa potrebbe essere la “seconda volta” di Cora. Quella decisiva). Frank, benché sia innocente, non riesce a dimostrarlo e viene condannato alla camera a gas per aver iscenato l’incidente ed aver voluto uccidere Cora. ( questa potrebbe essere la “seconda volta” di Frank. Quella decisiva). Ciò che conta, nel film e nel romanzo, non sono le anomalie giuridico-causidiche che hanno portato alla assoluzione di Cora e Frank, ambedue colpevoli, nel primo incidente e, successivamente alla condanna di Frank, innocente, nel secondo. Ma che tutto ciò sia in effetti sfuggito al controllo umano . Che ci sia, forse,  una giustizia superiore ? (A volte parrebbe proprio di si).

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sabato 15 giugno 2013

E adesso, pover'uomo......(?)


E adesso pover’uomo…… (?)

E’ un cinema d’altri tempi. Per un pubblico che amava l’orpellistica. (Per nascondersi la realtà). Fatta di lampadari arzigogolati. Di poltrone di velluto (rosso). Di “mascherine” in divisa. Ciò avveniva negli anni 30. (Anni anch’essi di bancarotte, fallimenti e depressioni). Ed i disoccupati vi trascorrevano intere giornate, colmando i propri spazi di inattività forzata.  Ma allora i biglietti costavano poco. Ora, non più. Dove andranno adesso i disoccupati ? Poiché la crisi non è affatto terminata. (Tutt’altro). E sembra quasi che i rimedi per fuoriuscirne mirino….a qualcos’altro. Ma Hopper ha, artisticamente, come è suo solito, risolto il problema. Traducendo la realtà visiva in una realtà iperrealista. E rivelandone il suo reale contenuto. Che è il nulla. Niente altro che il nulla. Un nulla fatto di solitudini e senza speranze. Che appare come una condanna definitiva già pronunziata, ma non ancora resa nota. Un nulla fatto di una realtà che non concede alternative alla propria nudità ed asetticità esteriore. E che forse è proprio lo specchio della nostra vita. Quella di tutti i giorni.

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COME SE.......



 
COME SE

Generalizzando un episodio di patologia urbana, evidentemente non consueto, (quello di un anziano settantacinquenne, anno più anno meno, che, con il bastone in mano ed il telefonino nell’altra, parlando con la propria madre, le gridava di essere stanco di andare dietro ai suoi capricci), facendo coro con gli altri massmedia (stampa, radio, televisione), l’Articolista de La Stampa (del 15/6/13, pag 1)  spezza una lancia contro gli anziani, per il calo delle nascite, la disoccupazione giovanile, gli stranieri che dall’Italia se ne vanno. Come se alcune sopravvivenze (quelle – esemplificamente – degli anziani) fossero scomode, anziché essere il vanto di una società ben organizzata. Nonostante la gestione fallimentare di quest’ultima da parte dei poteri forti, che anche attualmente cercano di ovviare al tutto, (con una ennesima fictio iuris, in evidente contrasto con la Costituzione), tentando di reperire ricchezze dove non vi sono. (A quando il prezzo differenziato politico delle derrate alimentari e dei consumi ?) Avanti tutta…E se il bicchiere è mezzo vuoto, potrebbe anche apparire mezzo pieno, con l’ausilio dei massmedia. (Quale ennesimo illusorio conforto per i più).

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mercoledì 12 giugno 2013

PESCI ROSSI




PESCI  ROSSI

Scrive Jena (cfr.il twitter su La Stampa del 12/6 pag.3) che “San Pietro non aveva un conto in banca” ( conto che, oltretutto, vista la situazione, potrebbe considerarsi un atto di generosità verso la banca, anziché verso se stessi) e, secondo le Sacre Scritture “quando ha dovuto pagare le tasse, il Signore lo ha mandato al mare a pescare un pesce e trovare la moneta dentro al pesce per pagare “. Ma appare piuttosto difficoltoso se non impossibile anche poter ipotizzare un consimile evento. Oltretutto, a seguito dei costanti incrementi fiscali, occorrerebbe reperire qualche pesce,  che fosse portatore di almeno due monete. Impresa peraltro attualmente alquanto improbabile, quanto all’esito (nell’eventualità che si fuoriesca dalla metafora).
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martedì 11 giugno 2013

SDOGANATURE (quando tutto manca)


SDONAGATURE (quando tutto manca)

Su  La REPUBBLICA dell’11/6 us. Si rileva la carenza di campi nudisti destinati a questi ultimi ( i nudisti). E si osserva che, sfidando i tabù dell’attuale perbenismo, i predetti campi potrebbero essere incrementati, con conseguente aumento del PIL. Chissà. Forse la crisi è stata determinata anche dall’anzidetta carenza.

L’immagine che accompagna il post è ciò che decora il fondo di un piatto di portata di Maria Lebedeva, artista d’avanguardia, dal titolo: “Un operatore Pace all’umanità che crea qualcosa dalle rovine del passato” (1920). E’ esposto all’Ermitage di S.Pietroburgo. Non è un’opera d’arte. D’accordo. Ma si fa guardare con simpatia. (Anche per il suo, apparentemente inconsapevole, fuoriuscire dalle righe). (Che, in mancanza d’altro, è quel che più conta).

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domenica 9 giugno 2013

Così fan tutti ?



COSI’ FAN TUTTI  ?

E’ probabilmente una brava famiglia (schierata sui consueti parametri ecologisti e cattobuonisti ) quella che scrive a Corrado Augias (su Repubblica del 9/6 u.s) lamentando le asperità del percorso, l’assenza di segnaletica …nei boschi ed i sentieri piuttosto mal tenuti. Intendevano, Lui e Lei, raggiungere Roma da Pietrasanta percorrendo la Via Franchigena in mountain bike, ma per le ragioni predette furono costretti a rinunciarvi. (Ma come avranno fatto i pellegrini di un tempo ad effettuare lo stesso percorso ?). Avranno fatto sorridere – a posteriori - persino il Padreterno ( della “Trasfigurazione” di Lorenzo Lotto – 1512). Ma in effetti, che far più si potea ?

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venerdì 7 giugno 2013

MALEDETTA PRIMAVERA



MALEDETTA  PRIMAVERA

E’ arrivata finalmente ! Accompagnando la crisi dello sperpero e del superfluo (cfr.  La Stampa del 7/6, pag 1 e 13). Infatti sono calati i consumi tecnologici (cellulari, tablet e quant’altro nonchè l’utilizzazione degli stessi) dei quali fino ad ora non si era potuto fare a meno. Ed analogamente dicasi, già da tempo, per i viaggi, l’abbigliamento e gli svaghi. Contemporaneamente è scoppiata la crisi.  E’ sorto altresì (l’evidentemente infondato) sospetto che la crisi sia scoppiata in una economia fondamentalmente malata di superfluo e di sperpero. Forse è iniziato un nuovo corso (più consapevole ?).

L’immagine che accompagna il post è quella del tessuto di una premiata fabbrica tessile russa che, evidentemente, ha voluto  dimostrare di essere aderente al nuovo corso. E c’è riuscita. Ma non si sa se la sua iniziativa abbia avuto un qualche successo (di pubblico).

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giovedì 6 giugno 2013

PROTOCOLLI MENTALI (Primo Levi)




PROTOCOLLI MENTALI (Primo Levi)

Uno dei pochi italiani veri. Dotato di grande sensibilità e di una assoluta onestà intellettuale. Del tutto schivo da strumentalizzazioni di qualsivoglia specie che, se vi avesse aderito, avrebbero potuto procurargli (in vita) non poche utilità.  Molto è stato detto. E molto non è stato detto. E si continuerà a non dire….fino a quando della vicenda, basata sul nulla (e della quale fa menzione La Repubblica del 6/6 us.) non avrà alcun senso parlarne perché sarà troppo tardi (per ricavarne un qualche positivo o negativo risultato).
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martedì 4 giugno 2013

FORSE (non solo "L'ultima cena")


FORSE (non solo “L’ultima cena”)

C’è, forse, dell’altro. Tintoretto sembra fortemente coinvolto nella vicenda. Che illustra a tinte forti. Drammatiche. Come non dovesse rappresentare solo l’episodio evangelico e religioso dell’ultima cena e del tradimento di Giuda. Ma qualcos’altro. E non un’episodio ormai assopito (nell’animo dei più) dalla notte dei tempi. In effetti le tinte dell’ultima cena del Tintoretto sono tinte troppo forti per poter essere considerate solo occasionali. Sono dissimili da quelle delle “ ultime cene” di altri autori (cfr. qui al latere“l’ultima cena” di Leonardo). Intrise queste ultime da una ben diversa compostezza. Dei commensali e della stessa scena. Come se tutto, con la futura crocifissione del Dio uomo, dovrebbe considerarsi ormai risolto. Ma per il Tintoretto sembra non essere proprio così. Il cui dipinto potrebbe custodire un segreto brutto che l’autore non ha voluto più chiaramente esplicitare perché trattavasi solo di una sua personale intuizione.(Non suffragata da nulla  e che dovrebbe riguardare la condizione umana dei suoi e di tutti i tempi. E dovrebbe altresì coinvolgere l’intera umanità. Potrebbe anche essere immanente ad essa, poiché le crocifissioni, in diversi modi ed in diverse occasioni, purtroppo continuano…). Non solo “ultima cena” dunque. Ma (forse) anche qualcos’altro.

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domenica 2 giugno 2013

CUBA LIBRE (attendere si può ?).




CUBA LIBRE.(Attendere si può ?)

Abbracci e baci. Da amici e conoscenti. Per la brava bloggerista (così si definisce) Yoani Sanchez. Al Suo ritorno a Cuba (cfr. la prima pagina de La Stampa del 3/6 u.s.). Dogana senza problemi (a quanto essa dice). Un piatto di uova fritte “molto saporite” la attende all’arrivo. Ha nostalgia di internet. Ma deve abituarsi “ ancora una volta ad inviare tweets tramite SMS”. Sembra che “a Cuba arriverà la televisione digitale nel 2021”. (Il progresso avanza) Effettivamente accade che a volte “dopo la tormenta…torni ancora la tormenta”. E questo è tutto. (Forse non c’era nient’altro da dire).

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RILETTURE




RILETTURE

Presumibilmente a qualcuno non deve essere piaciuta l’onestà intellettuale di Primo Levi. Il suo rifiutare di essere partecipe a qualsivoglia strumentalizzazione (come si evince da qualcuna delle Sue interviste). E così, senza aver fatto nulla di male (così inizia il “Processo” di Kafka) un giorno ebbe ad accorgersi di essere processato. E cioè si iniziò a fare una rilettura della Sua stessa vita. Scoprendosi (pur non esistendo alcuna prova o testimonianza al riguardo) che avrebbe eseguito (o fatto eseguire) la condanna a morte di due partigiani, accusati di furto. Si è aperto così un dibattito tra eminenti Esponenti della cultura. Ovviamente tutto ciò avrà termine non certo con un’assoluzione. (Guai a chi non si adegua !).

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