mercoledì 21 dicembre 2011

Le cose che più contano

LE COSE  CHE  PIU’ CONTANO….….
Aryan Smith scivola sul ghiaccio. E va a finire sotto le ruote del pullman. Ove rimane incastrata ed impossibilitata ad uscirne.. E’ gravemente ferita. Interviene l’agente Peck, della Contea di Salt Lake City. Comprende che i soccorsi potrebbero tardare. E’ necessario pertanto tenere in caldo il cuore della ragazza…nonché lo spirito. Le prende la mano. La trattiene tra le sue e le sussurra: “I’ll stay until we get you out “ Resterò da te finchè non ti tireremo fuori.
Adesso lasciamo parlare Massimo Gramellini che, nella prima pagina della “Stampa” di Torino del 20/12 us ha reso nota la vicenda : “Poi Arianna si è salvata, l’agente Peck è diventato un’eroe nazionale e la sua spremuta di umanità è tra le più lette (negli USA)…forse perchè….parla al subconscio di tutti. Anche noi “ aggiunge Gramellini “- come Arianna – siamo finiti sotto il pullman un poco per colpa nostra e molto per l’irresponsabilità di chi era al volante. Siamo feriti ma vivi e possiamo ancora salvarci se qualcuno avrà la forza “ e, secondo Westwind, la sensibilità “di stendersi accanto a noi e tenerci la mano, sussurrando le stesse parole. Resterò qui  finchè non ti tireremo fuori….!”
Quanta poesia in questa prosa !
Westwind

lunedì 31 ottobre 2011

camaleontiche verità

CAMALEONTICHE  VERITA’



Aveva, da qualche tempo, forti perplessità. Aveva degli amici che si erano recentemente sposati. Pensavano di aver sposato la fidanzata. Invece avevano sposato delle mogli. Chiese consiglio ad un pensatore. Costui lo guardò sorridendo e gli disse che nella vita spesso le cose cambiano ed , a volte, si trasformano nel loro contrario. Non si può prevedere prima quello che accadrà dopo. Se ciò fosse possibile, nessuno si sposerebbe più. E gli narrò la fiaba del camaleonte. “Il camaleonte era profondamente afflitto. Poiché si era reso conto che per conoscere il proprio vero colore, avrebbe dovuto posarsi nel vuoto”. (antica fiaba cilena).



WESTWIND 


martedì 1 marzo 2011

LO SGUARDO DI AFRODITE (Venere e Marte)

LO SGUARDO DI AFRODITE





(Venere e Marte)  


Si è ritenuto che la scena raffigurata sia emblematica di un “pacifismo ermetico” ante litteram. O di un femminismo vincente su un maschilismo vecchio stile. Marte è, a dir poco, esausto, giace avanti Afrodite, che non appare affatto soddisfatta; per alcuni, non sarebbe soddisfatta del continuo guerreggiare del suo uomo. Ma è proprio così  ?  Infatti non sembra improbabile che Marte non sia reduce da un’impresa guerresca. Il suo corpo, che appare alquanto femmineo, non rivela alcuna traccia di ferite, graffi o lacerazioni. (A parte il ginocchio che, forse per una malriuscita esecuzione dell’arto da parte del Botticelli, mostra una antiestetica protuberanza). E poi la stanchezza di Marte sembra più simile ad un assopimento dovuto alla “piccola morte” (che, per chi non lo sapesse, è  l’eufemismo indicativo della distensione psicofisica successiva ad un episodio erotico) anziché alla stanchezza successiva ad un combattimento; nel qual caso (sembra) permarrebbe per qualche tempo la tensione e l’eccitazione del precedente impegno guerresco.
Ed è inoltre estremamente indicativo lo sguardo di Venere con la sua significativa ambiguità. Potrebbe essere lo sguardo apprensivo dell’amata che, dopo l’atto d’amore, osserva il suo uomo, esausto. O lo sguardo della donna che osserva il suo amato, tornato incolume sebbene stanco per il combattimento. O anche lo sguardo di disapprovazione  per il continuo guerreggiare del suo uomo, che d’altra parte costituiva uno degli attributi fondamentali e di successo (non solo militare) del maschilismo dell’epoca
Potrebbe anche essere che lo sguardo  corrucciato di Venere sia quello di una donna delusa, dopo l’amplesso ( poiché sarebbe stato troppo breve, o troppo rapido, o privo di dolcezza, o privo dei convenevoli antecedenti o successivi che, per una donna,  ne costituiscono un fondamentale complemento). Potrebbe essere…, potrebbe essere…Nulla è certo, tutto è insicuro, tutto è probabile ed al tempo stesso indecifrabile, come se fosse avvolto da una fitta nebbia, che consente di vedere ma non di comprendere. Tutto ci si presenta con una sua consueta ambiguità. Che ci circonda e tenta di sommergerci.  Non lamentiamocene troppo, in sostanza questa è la vita, con tutte le sue innumerevoli sfaccettature, emozioni, imprevisti e sorprese che (a volte) forse ci consentono la libertà di scegliere la soluzione più appropriata ed aderente al nostro modo d’essere (dandocene, se del caso, merito).
Ma emergiamo dalle banalità e dalle problematiche di questo gossip (d’altri tempi ?) ed immergiamoci nelle chiare, fresche e dolci acque del trono Ludovisi, ove la splendida Afrodite emerge, divinamente (non è solo un modo di dire), dalle spume del mare.
                                                                

 Lupoblu
                                                                                                                                                               
                                                                         (Freelance)