È
segno che forse stiamo nel giusto itinerario. Munch è
un sublime interprete della realtà…forse di sempre. La collettività,
negazionista, ebbe a suo tempo a ripudiarlo. Come, a suo tempo, ripudiò Ibsen.
Definendoli, ambedue, intossicati ed alcolisti (ed evidenziando solo alcuni
degli aspetti di costoro). Senza che ciò potesse esimere dal soffermarsi ad
interpretare – obiettivamente – le loro creazioni. Tra cui questa (dai colori
splendidamente…spenti) ove Munch descrive – a modo suo – la molteplicità
(forse di sempre) del mondo interiore della donna. Al tempo stesso angelicata
(la donna senza volto che,come trasognata, si dirige verso il mare), quella con il
gusto della vita (nuda) e quella che intende trascendere la materialità
dell’esistenza (ieratica ed in piena ombra). L’unico o quasi che ebbe a
comprendere la dimensione psicologico-surreale del quadro fu Ibsen,
che ne trasse l’ispirazione per il suo :”Quando
noi morti ci destiamo”. Ove le tre donne del dipinto sono diventate le
protagoniste del dramma. L’unico ad accorgersene fu lo stesso Munch
(ed – ovviamente – nessun altro).
Bluewind
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