domenica 28 ottobre 2012

E adesso, chi salverà il re ?


Adesso, chi salverà il re ?

Forse non si tratta di un “every inch a king” ovverossia di un vero re.Che però cerca di mantenere un’autorità ed una dignità ormai perdute. E che, come immagine, sopravvive solo mediante atti autoritativi e sussieguose apparizioni (in pubblico). Ma in realtà avrebbe dovuto seguire le indicazioni di un’uomo semplice, considerato da tutti un fool cioè un pazzo che, prima di parlare e di agire soppesa il pro ed il contro. E dà consigli…senza esservi tenuto. Disinteressatamente. Ed a volte rischiando molto. Forse tutto. Proprio un fool, ovverossia un pazzo.. Infatti, nel Re Lear, ha l’onesta improntitudine di rivelare al sovrano gli errori commessi. Rischiando l’impiccagione. Michele Placido (quale regista e principale protagonista del Re Lear, attualmente rappresentato al teatro Quirino di Roma) ritiene di cavarsela tentando di dare una qualche parvenza di attualità alla vicenda. E ritenendo che gli errori commessi dal sovrano consisterebbero nell’aver scelto nella sua successione, patrimoniale ed al potere, le due figlie “cattive” emarginando la figlia “buona “ed ovviamente il fool, ovverossia il pazzo.
 Ben diversamente da quanto ritenuto da G. Strehler (nella riedizione del Re Lear al Piccolo teatro di Milano del 6/11/72, con la mirabile partecipazione di una splendida Ivana Monti e di Ottavia Piccolo ; riedizione nella quale appare evidentissima l’influenza delle teorie di Beckett). Infatti molto spesso il problema non è solo di natura successoria. Poiché ciò che accade è spesso intrinseco al potere, di per se stesso. Che spesso corrompe, psicologicamente, chi si trova ad impersonarlo. Che magari anteriormente era un saggio e tale era considerato. Ma poi, assunto il potere, omette di considerare il pro ed il contro delle situazioni. Sospinto dall’illusione di essere il più valente. di tutti. E per di più con il  possesso del crisma dell’autorità, che ritiene concessagli per suo proprio merito. Quale il rimedio  a tutto ciò? Forse la successione dei giovani. Ma in Re Lear sembra improbabile che i giovani siano in grado di riscattare gli errori, ovvero le colpe, dei padri. Poiché gli unici che ne avrebbero il buon diritto e le capacità, cioè la figlia “buona” ed il “pazzo” vengono del tutto emarginati. E tutti gli altri sono anch’essi assetati di potere, calcolatori, crudeli, insensati come e forse più dello stesso padre. Ovviamente in queste condizioni l’ “happy ending” cioè il lieto fine , è unicamente una pura utopia. Solo un’utopia.

Westwind

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