La “mora” con gli occhi
azzurri.
La notte era da tempo inoltrata, quando cominciarono ad
udirsi le prime esplosioni. Seguite da incendi. Paul si affacciò ad una
finestra della sua piccola abitazione alla periferia di Malmò, in tempo per
scorgere alcuni orsi bianchi, che, per nulla intimoriti dai boati delle
esplosioni, girovagavano per strada, come di consueto notte tempo, alla ricerca
di cibo, solitamente reperibile tra gli scarti dei bidoni della spazzatura. Subito
dopo gli arrivò la telefonata dal comando che lo informava che la cittadina era
oggetto di numerosi attentati. Che la chiesa metodista del quartiere era in
fiamme. Ed analogamente dicasi per la fabbrica della birra, che dava lavoro ad
un centinaio di operai e che era l’unica iniziativa economica di un certo
livello esistente nella zona. Il piccolo museo di opere pittoriche non aveva
subito alcun danno. Contemporaneamente sulla spiaggia erano approdati numerosi
medioorientali, bisognosi di assistenza. Per fornire sui luoghi una qualche supporto
di presenzialismo istituzionale, vennero mobilitati ed affiancati agli scarsi
agenti della polizia locale anche i
custodi del museo (in tutto 4). Ove da tempo faceva bella mostra di se un
quadro de “La Pietà” di un’autore
moderno, quadro concesso da un museo di Amsterdam,
ove era stabilmente collocato. Quali fossero le motivazioni degli attentatori
non risultava ben chiaro. Paul riteneva trattarsi di diversivi. Venne altresì
ritrovato il corpo senza vita di una donna, né giovane né bella, che, come si
seppe dopo, era un’abile falsificatrice di quadri. Ed allora Paul cominciò a comprendere. I
diversivi erano stati posti in essere per celare il vero obiettivo dell’azione
criminosa:presumibilmente il quadro de “La
Pietà”. Che sembrava essere, come prima, normalmente in esposizione nel
museo di Malmò. Ma che non era l’originale ma solo una falsificazione ben
fatta, (come si appurò a seguito di esami di laboratorio) in quanto il quadro
autentico era stato trafugato. L’autrice della falsificazione era stata uccisa perché
non rivelasse l’inganno ed i suoi autori. Il quadro vero era stato ritrovato
successivamente ad Amsterdam, presso
un’antiquario non nuovo ad analoghe imprese. Tutti coloro che vennero
interpellati sulla vicenda, ebbero a confermare che molto spesso una distinta
signora si recava nel museo soffermandosi a contemplare il quadro. E tutti erano
concordi nel descrivere la visitatrice come “una mora dagli occhi azzurri”. Tale fraintendimento era l’evidente
frutto di inesatte esperienze linguistiche acquisite in occasione di qualche
loro viaggio turistico in Italia. Poiché non si erano resi conto che non esiste
(neanche in Italia) una “mora con gli
occhi azzurri”. (continua).
NB.I fatti, i personaggi, i nominativi, le vicende
e quant’altro sono puramente immaginari , inesistenti ed esclusivo frutto della
fantasia dell’autore.
Bluewind
Grande davvero che,tutto si immagina e tutto puó essere vero. Mirka
RispondiEliminaNulla è impossibile. Specie ciò non si pensa. (Ed adesso ci mancherebbe solo un: "così parlò Zaratustra"). Ciao. Mimmo
RispondiElimina, Manca solo un che, dopo dopo il ciò. Mimmo
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