BREITE STRASSE (7) (spazio infinito)
Nella caverna vi si
entrava solo via mare. Narravasi che, essendoci all’interno una sorgente di
acqua dolce, durante la 2° guerra mondiale i contadini del luogo vi accedessero
per rifornirsi d’acqua potabile. Entratovi, Paul percorse qualche passo. Sul
pavimento reso nero e scivoloso dal guano depositatovi dai volatili che vi
soggiornavano. La sorgente d’acqua dolce v’era ancora. Ma era sommersa da un
laghetto, illuminato da un raggio di luce, che vi penetrava lateralmente da una
fessura della roccia. Che la sorgente ancora vi fosse si rilevava dalle
numerose polle d’acqua che emergevano dalla superficie del laghetto.
Attraversato il quale, in fondo alla grotta, Paul notò voluminosi contenitori,
ricoperti di plastica. Era la droga. Il suo nuovo blitz aveva avuto termine
favorevolmente. E nel contempo aveva adempiuto a quello che era, sostanzialmente,
il suo modus vivendi. Che era quello di dare sempre, o quasi sempre, una
qualche risposta aql così detto male. Mai rispondergli con l’inattività. L’inazione.
L’immobilità. Gli venne in mente quello che era il pensiero di Einstein
(di cui era un convinto estimatore). Costui riteneva che la vita di ciascuno
fosse come un andare in bicicletta. Per stare in equilibrio occorre continuare
a muoversi. Poiché oltretutto quello
della vita è un equilibrio di per se stesso sostanzialmente instabile, dominato
dall’incertezza sull’essere e sul come essere. Il tutto sommerso in un tempo
che non è solo tempo ma è anche spazio. Spazio infinito. Senza futuro. Senza
passato. E quindi, forse, anche senza presente, che (in assenza di un passato
ed un futuro e cioè di una rilevabile identificazione del presente) costituisce
forse solo una semplice illusione (tra le tante). (continua). I fatti e le vicende quì descritte costituiscono esclusivo frutto di fantasia dell'autore
Bluewind
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