DEBITO D’ONORE
Aveva appena preso sonno, quando squillò il telefono. Venne
informato che era stato ritrovavo il corpo esamine della figlia del vicecapo
della polizia di Stoccolma. Uccisa qualche ora prima. E della quale si erano
perse le tracce sin dalla mattinata precedente. Era, qualche giorno prima,
tornata dall’Afganistan, ove le era stato assegnato il comando di un plotone di
rangers dell’esercito. Tra una settimana avrebbe dovuto sposarsi con un suo
collega, anch’esso militare in servizio nell’Afganistan. Tutto era iniziato
qualche tempo prima. Allorchè Paul aveva
deciso di riaprire una indagine, a suo tempo rimasta senza colpevoli.
Riguardante l’omicidio di una donna afgana, colpita da un colpo di pistola. In
relazione alla quale (ed al proiettile esploso) non era stato effettuato alcun
accertamento, ritenendo sufficienti ed adeguate le deposizioni dei componenti
del plotone, che avevano escluso che la donna fosse stato colpita dal “fuoco amico”. Paul ritenne che ci fosse un qualche collegamento tra la recente uccisione
della soldatessa (che era in grado di ricostruire i dettagli del precedente
episodio) e la precedente morte della donna afgana. Tanto più che, non appena Paul ebbe riaperto il caso, gli
pervenne una comunicazione da parte di un settore distaccato e periferico della
Cia, con sede a Stoccolma, con la
quale gli veniva ingiunto di non proseguire l’indagine, poichè coinvolgente tematiche
aventi ad oggetto la sicurezza nazionale. Non ci voleva altro per stimolare l’interesse,
al riguardo di Paul, considerato dai
superiori un piantagrane ed al quale, per tale ragione, non venivano di solito
affidate indagini delicate, come quella della quale stava attualmente occupandosi.
In relazione alla quale e delle relative deposizioni, Paul riteneva avesse fornito un contributo non certo marginale, l’intendimento
di evitare che si ritenesse che la donna afgana era stata colpita dal fuoco amico e non da quello dei
guerriglieri e che anche la morte della soldatessa, figlia del vice capo della
polizia, avesse una qualche ragione d’essere con il proposito di non far luce
sugli anzidetti episodi, per assolvere ad una specie di debito d’onore, costituito dall’esigenza di non dare adito alla
pubblica opinione di giudicare troppo negativamente il comportamento dei
predetti militari, tenuti a svolgere compiti di pattugliamento e perlustrazione. NB.I fatti, i personaggi, i nominativi, le vicende
e quant’altro sono puramente immaginari , inesistenti ed esclusivo frutto della
fantasia dell’autore. Bluewind
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