FIGLI
DELLA NOTTE
Vi
sono narratori e poeti che si occupano di ciò che è avvenuto dopo i
“grandi eventi”. E cioè della quotidianità successiva
alla guerra di Troia, di ciò che è avvenuto e/o avviene dopo la
conclusione di alcuni miti della classicità...( questi ultimi
indicativi, a livello di perifrasi, di ciò che accade ed accadrà
sempre nell'esistenza umana). A volte, i cultori del “seguito”
mostrano di fare quasi a gara con colui che per primo o con maggior
successo si è occupato del “grande evento”, tentando di
superare l'iniziatore dell'argomento A volte ci riescono, come il
Tasso che nella morte di
Clorinda nella Gerusalemme Liberata (a quanto assicura
l'Articolista di La Repubblica
del 18/5/13, pag.49) sembra abbia realizzato, con il suo testo, le
pagine più belle della predetta opera. Un'altro cultore del
“seguito” sembra essere Quinto Di
Smirne, autore della 2° metà dopo Cristo, che si era
autoassegnato il compito di divulgare, con stile dotto e raffinato
ciò che sarebbe avvenuto tra la fine delle vicende narrate
nell'Iliade e quelle iniziali dell'Odissea. Cioè
l'affondamento,ad opera di Atena,
delle navi dei greci vittoriosi, il maremoto provocato da Poseidone,
che ebbe a distruggere ciò che ancora rimaneva di Troia,
e quant'altro...Il penultimo verso (quello che sostanzialmente ha
destato l'ammirazione dell'Articolista di La
Repubblica) è quello che descrive la condizione umana.
Sostanzialmente casuale, con gli esseri umani “che vanno
chi di là chi di qua, dove un dio li porta”. Con l'auspicio
che, per ciascuno di noi, non si tratti di un dio minore, di cui
potremmo essere figli.
(Ovviamente della notte).
Bluewind
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