Chiaro di luna (con leonessa)
Il suo manto – al chiarore di luna – appariva lucente e
vellutato. Con i suoi grandi occhi, li fissava e non li perdeva mai di vista.
Quando se ne andarono, rimase immobile, distesa sul greto del fiume. Alla luce
argentea della luna. Come se fosse in attesa. Di qualcosa che, in seguito,
inevitabilmente, sarebbe avvenuto . Perdonerà il bravissimo Autore del giallo “La leonessa bianca” (Henning Mankel)
questa intromissione di BW
nel Suo serraglio. Che comprende anche una leonessa
bianca. E che esprime ovviamente una metafora (che, in parte, ha svolgimento
in Svezia). Quella della immensa potenzialità del mondo degli oppressi, dei
senza diritti alla vigilia dello sconvolgimento che, in Sud Africa, ha travolto il razzismo. Abolendo le sottorazze.
Ritenute tali per il colore della pelle. Come spiega l’Autore, “La leonessa bianca” è solo un romanzo. Ma forse è anche qualcos’altro.
Bluewind
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