MONDAN ROMORE…
Con apprezzabile scelta dei tempi il Teatro Regio di
Parma Ha iniziato la sua stagione lirica con il Simon Boccanegra di G.Verdi. Una delle opere più amate dal suo Autore.
Evocativa di una che, forse da sempre, costituisce una delle dimensioni di vita
dei tempi di Verdi.
(E non solo). Fatta di intrecci fatali, di atavici risentimenti collettivi, di strumentali
fraintendimenti e di storiche interpretazioni. Spesso contraddittorie. Ispirate
da interessi contrapposti. Spesso utilizzate per confondere. Disinformare. Comunque
non favorire una facile comprensione di ciò che effettivamente è avvenuto (e
soprattutto evitando di metterne in luce le cause). Esemplificatamente la mente
non può che riandare al leit motiv
che una delle attuali radiofonie (quella del Sole 24 ore) mette in onda,
instancabilmente notte e giorno, circa il talentuoso giovanilismo tecnico culturale
di chi è costretto a recarsi all’estero, ove trova sempre una brillante, facile soluzione a tutti i suoi problemi.
Economici, di carriera e quant’altro. Sembrerebbe quasi un’incoraggiamento a
recarsi altrove. Ad andarsene. Togliere, per così dire, l’incomodo. Ma poi
sopraggiunge l’altra notizia, proveniente dai dati statistici dell’OCSE (l’organizzazione
dei paesi più industrializzati) (cfr. La Repubblica del 10/10 us, pag.12) che collocano,
impietosamente l’Italia, quanto a competenze tecnico culturali al 19° posto.
(Addirittura dopo Cipro e l’Estonia). E cioè, come spiega esaurientemente il
quotidiano, in una dimensione di “analfabetismo
funzionale” che, in parole povere, significa “saper leggere, scrivere, far di conto” ma, allo stesso tempo, non
saper comprendere ed utilizzare alcun dato, tabella o grafico. Ciò
dimostrerebbe, secondo l’attuale ministro del lavoro Giovannini, quanto siamo indietro in
termini di capitale umano e di occupabilità. Quid veritas ?. (Presumibilmente ogni notizia è
fatta su misura per chi vuole crederci). Potremmo anche non badarci. E seguire D.Alighieri,
che troviamo nell’XI° canto del Purgatorio quando afferma, in tono forse
consolatorio, “Non è il mondan romore
altro che un fiato di vento, ch’or vien quinci ed or vien quindi e muta nome perché muta lato”.
Bluewind
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