UNA ROSA LEGGERMENTE BLU (3/3) (Tertium non datur ?)
Qualcosa evidentemente lo attirava in
quella casa e vi tornò, il giorno successivo. La rosa era ancora nel suo
bicchiere. Sul tavolo. Ma era in via di appassimento. Così sembrava. I petali
non erano più permeati di vitalità come il primo giorno ed in quelli
successivi. Qualcosa, nel contempo, doveva essere evidentemente avvenuto. Forse
era la soluzione del problema, al quale la rosa aveva presunibilmente dato un
qualche contributo. E che, nella fase preparatoria, l’aveva sfibrata. Ma forse
non era avvenuto nulla, proprio nulla. Forse tale contributo non si era mai verificato.
Forse tra le due soluzioni ( paradossale la prima secondo la quale la rosa
avrebbe dato in un certo senso un contributo forse inconsapevole alla soluzione
del problema e la seconda, sicuramente più naturale e normale, che considerava
una pura conseguenza intellettiva tale soluzione) ve ne poteva essere una
terza. Peraltro fino ad ora non considerata. Che l’investigatore, in aderenza
al suo temperamento, che abitualmente considerava quasi come una personale
menomazione la mancata soluzione di un’indagine affidatagli (o di un qualsivoglia
problema in genere) ed abbia dato fondo a tutte le sue professionalità
inquisitorie cercando e ricercando fino quasi all’asfissia la soluzione
predetta tra i particolari in precedenza non approfonditi, in quanto ritenuti
non significativi ed evidentemente occasionali. Pertanto in questo caso l’investigatore
avrebbe sostanzialmente compiuto un viaggio – intellettivo – dentro se stesso.
Anche se è divenuto quasi un luogo comune, il principio imperante nella
filosofia scolastica secondo il quale in alcuni casi tertium non datur.
BW
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