UNA ROSA LEGGERMENTE BLU
(3/3) (Tertium non datur ?)
Qualcosa evidentemente lo attirava in
quella casa e vi tornò, il giorno successivo. La rosa era ancora nel suo
bicchiere. Sul tavolo. Ma era in via di appassimento. Così sembrava. I petali
non erano più permeati di vitalità come il primo giorno ed in quelli
successivi. Qualcosa, nel contempo, doveva essere evidentemente avvenuto. Forse
era la soluzione del problema, al quale la rosa aveva presunibilmente dato un
qualche contributo. E che, nella fase preparatoria, l’aveva sfibrata. Ma forse
non era avvenuto nulla, proprio nulla. Forse tale contributo non si era mai verificato.
Forse tra le due soluzioni ( paradossale la prima secondo la quale la rosa
avrebbe dato in un certo senso un contributo forse inconsapevole alla soluzione
del problema e la seconda, sicuramente più naturale e normale, che considerava
una pura conseguenza intellettiva tale soluzione) ve ne poteva essere una
terza. Peraltro fino ad ora non considerata. Che l’investigatore, in aderenza
al suo temperamento, che abitualmente considerava quasi come una personale
menomazione la mancata soluzione di un’indagine affidatagli (o di un qualsivoglia
problema in genere) ed abbia dato fondo a tutte le sue professionalità
inquisitorie cercando e ricercando fino quasi all’asfissia la soluzione
predetta tra i particolari in precedenza non approfonditi, in quanto ritenuti
non significativi ed evidentemente occasionali. Pertanto in questo caso l’investigatore
avrebbe sostanzialmente compiuto un viaggio – intellettivo – dentro se stesso.
Anche se è divenuto quasi un luogo comune, il principio imperante nella
filosofia scolastica secondo il quale in alcuni casi tertium non datur.
Anche quella mattina si recò nella
casa del delitto. Entratovi, si sedette,
come al solito, appoggiandosi sulla sponda del lungo tavolo di legno naturale,
ivi esistente ed iniziò ad osservare il fiore nel bicchiere. La stupì il fatto
che, nonostante fosse passato qualche tempo dalla prima volta che l’aveva
osservato, il fiore gli apparisse giovane e fresco come il primo giorno.
Continuò ad osservarlo. Qualcosa dentro di se lo spingeva a credere che quella
rosa, involontaria testimone dell’accaduto, fosse (e contenesse in se) la
soluzione della vicenda. Sentiva che doveva essere necessariamente così. Edimprovvisamente qualcosa gli si illuminò dentro. Facendogli intravedere la
soluzione di ciò che cercava. E che ormai gli appariva di una semplicità
estrema. Pensò che quella rosa e la sua realizzazione dovevano essere stati
opera di uno o più esperti. Nei pressi della casa del delitto e del limitrofo vivaio
aveva notato l’esistenza del laboratorio missilistico sul quale, inizialmente,
erano state incentrate le indagini. Successivamente abbandonate. Recatosi nel
vivaio gli sembrò strano (e peraltro indicativo) che il suo gestore, per il suo
modo di parlare e di essere, fosse tutt’altro che un umile gestore di vivaio. Il
quadro gli si completò allorchè ebbe ad accertare che costui lavorava, part
time, quale addetto alle pulizie presso il laboratorio missilistico. Di qui ad
appurare che da tale laboratorio erano stati, nel passato, misteriosamente
trafugati importanti elaborati missilistici, il passo fu breve. Come anche l’individuazione
di complici, mandanti motivazioni ed esecutori del crimine sul quale si
indagava e degli altri in precedenza commessi….(E’
questa una vicenda del tutto immaginaria ed ogni eventuale riferimento a fatti
o personaggi effettivamente esistenti deve considerarsi del tutto casuale e
comunque non voluto) (continua)
BW
domenica 28 dicembre 2014
ILPRESENTIMENTO
Quella sera (ore 20 del 14/4/1865) il Presidente (Lincoln)
si affrettò ad avviarsi, assieme alla consorte, verso il Ford Theatherdi Washington per assistere alla commedia tragicomica “Il nostro cugino americano”. Il teatro
era affollato. IIl Presidente era di ottimo umore, tutt’altro che rattristato
dai funesti presentimenti che lo avevano disturbato durante il sonno, la notte
precedente. Il servizio di sicurezza (more
solito, anche nei successivi attentati che si sono susseguiti nella storia degli USA)
era estremamente approssimativo. Ciò che rese ancora più facile il compito
dell’attentatore, che, introdottosi nel palco del Presidente, gli esplose a
breve distanza l’unico colpo della sua pistola Darringher.Durante l’agonia, che fu
lunga e dolorosa, Lincoln rivide come in
sogno, i presentimenti che lo avevano turbato la notte precedente.
Frequentava
quasi ogni giorno quella casa. Tutta in legno, Sulla spiaggia. Delimitata da
una bassa staccionata di in legno inaridito dal tempo, leggermente obliquata
verso l’interno per l’insistente violenza del vento del Baltico. Era il tipo di
abitazione nella quale volentieri si sarebbe trasferito. Ma non era possibile.
Quella casa era stata la scena di un delitto, commesso qualche giorno prima. Vi
era stato ucciso uno scienziato. Che era addetto ad un laboratorio missilistico
di ricerche, poco distante dalla casa. Il delitto non era di facile soluzione.
In quanto non esistevano indizi, impronte e quant’altro, erano inoltre del
tutto irriconoscibili le eventuali motivazioni. Si trattava indubbiamente di un
compito ben difficile per l’investigatore al quale erano state affidate le
indagini. Ma occorreva ugualmente svelare il mistero di quel delitto. Poiché il
luogo (la zona di Malmò) non tollerava tale
mistero. Poiché sembrava un luogo senza misteri. O forse così appariva. Ogni
volta che l’investigatore entrava in quella casa, si sedeva appoggiandosi al
lungo tavolo di legno naturale, costituente l’unico mobilio ivi esistente e
fissava quel bicchiere di vetro piuttosto spesso, non avente pretese estetiche,
nel quale trovavasi, quale unico fiore, una rosa di un colore azzurro
leggermente sbiadito. Era per così dire attirato da quella rosa che,
forse, poteva essere l’unico testimone della delittuosa vicenda. Forse era
questo solo uno dei sintomi della vecchiaia incipiente e dei cambiamenti che
produceva. Come quello di fargli credere di poter stabilire un contatto
empatico con ogni cosa. Animata od inanimata. Svelandogli tutto ciò di cui,
forse, l’oggetto o il soggetto osservato non risultava neanche essere
consapevole. (E’ questa una vicenda del tutto immaginaria ed ogni eventuale
riferimento a fatti o personaggi effettivamente esistenti deve considerarsi del tutto casuale
e comunque non voluto) (continua)
E’bastato l’exploit
di Benigni
sulla RAI TV(exploit piuttosto in discesa, dato che le precedenti
apparizioni del Comico ebbero nel 2011 15.300.000 spettatori, 12.600.000 nel
2012 ed attualmente 9.100.000, secodo il quotidiano Leggo del 17/12/14 ) per
far risalire la RAI dal sottofondo di critiche che la affliggevano. Ma
sembrerebbe altresì che lo spettacolo abbia avuto l’approvazione dei Vescovi
(secondo il quotidiano Leggo del 17/12/14, pag.8) che è altresì quello
che più conta. (Che ideona !!!
commenta entusiasmato l’articolista di pag 1 de La Stampadel
17/12/14).
Con una felice parametrazione e commentando gli scatti
fotografici dei turisti sorridenti avanti la cioccolateria di Sydney, ove un
islamico teneva in ostaggio una diecina di persone, La Stampa(del
16/12/14, pag 1) rileva l’analogia della scena con quella delle innocenti
vecchiette che sferruzzavano a maglia nella piazza della ghigliottina della
Parigi rivoluzionaria, in apparenza imperturbabili ed indifferenti, mentre intorno a loro le teste mozzate
cadevano… continuavano a cadere. A questo punto ritenere che l’umanità è
migliorata o peggiorata, come rileva La Stampa, è un problema che non dovrebbe
porsi. Poiché l’atteggiamento delle innocenti vecchiette potrebbe anche essere
ispirato dalla consapevolezza di non contare alcunchè nella vicenda nonché in
quelle consimili (ed essercisi ormai assuefatte).
Parlando di impalcature e di quant’altro, (peraltro
desumibile cripticamente e cioè: progetti di rinnovamento et similia) l’Autore
del libro “As the Romans do”Alan Epsteinsostiene che domani è un altro giorno e che si supereranno tutte la attuali vicissitudini ma, come ogni romano ben sa, il domani non viene mai.(But as any romano will tell you, domani never comes). Ma …se non ci fosse neanche l’oggi?
Sembra che nel Colosseo abbiano trovato la morte molti
cristiani (e non).Qualcuno della
famiglia americana, proveniente da S.Francisco, ove il Golden Gate Bridge sarebbe il luogo prescelto da numerosi suicidi,
chiede ad un passante se qualcosa di
simile, sia avvenuto anche al Colosseo. “Mai”
(not
once) risponde il passante. Che, evidentemente, (osserva l’autore del
libro di successo “As the Roman do” con l’usuale arguzia anglosassone) dovrebbe essere
meno giovane di quel che sembra (Maybe he’s much older than he looks).