POVERTA’ (SENZA SORPRESE)
La visitatrice si fermò un attimo. Avanti alla porta.
Come per prendere coraggio. Prima di entrare. Prima d’ora non ci aveva mai
messo piede. Spinse la porta. Che era socchiusa. Era una casa di poveri. Vi
faceva molto freddo. C’era anche un’inferma. Stava a letto ormai da un anno. Il
medico dell’assistenza (gratuita) passava ogni 15 giorni. Con aria distratta,
consigliava di nutrirsi. Di più. “Come
stà ?” Le chiese la visitatrice. “Come
vuole che stia?”. Le rispose. “Non mangio. Ho le gambe gonfie. Non ho più
neanche la forza di alzarmi. Devo essere aiutata. Quando è possibile. Mio
marito è sempre fuori casa. Per lavoro. Quando non lavora sta all’osteria.”
La visitatrice pensò che la povertà inaridisce anche gli affetti. Nel contempo
cercava di non avvicinarsi troppo alla malata. Non si poteva mai sapere di
quale malattia soffrisse. “Deve mangiare
un poco di più”.Disse. “Vedrò di
venire anche domani”. Aggiunse. “E
portarle qualcosa”. Uscì. La porta era ancora socchiusa. Potrebbero anche
richiuderla qualche volta, pensò. Discese i 150 gradini per raggiungere il
pianterreno. Poi si fermò. Per osservare la strada. Respirò profondamente.
Pensò che, in fondo, era bello vivere. Anche solo fisicamente. Raggiunse la
propria stanza. Piccola e bene ordinata. Si coricò e spense la luce. Cercò,
invano, di addormentarsi. Dopo aver mentalmente recitato diversi Pater, Ave,
Gloria e requiem. Dal vicolo sottostante provenivano a tratti folate di voci e
di grossolane risate. (In basso c’era una bettola). A volte anche qualche
sgangherata bestemmia. Che sembrava profferita quasi orgogliosamente. Come
fosse una sorta di rivalsa contro una vita inutile. “Sono proprio bestie,… bestie… Lei non poteva rimproverarsi di nulla…proprio
di nulla. “ Pensò, addormentantosi.
Lo spunto del post è stato offerto dal racconto (lungo)
di C.Cassola:
“I Poveri”.E dalla loro vita tranquilla,
spesso senza sorprese…
Bluewind
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