LUCE BLU
A volte avviene. Nelle
introspezioni scientifiche. Nelle indagini psicologiche. In quelle giudiziarie. Che si indaghi. Tra una grande quantità di dati. Applicando le regole ed i metodi
risaputi. Abituali. Poi. Quasi a caso, si decida di abbandonare la via maestra.
Del pensiero. E’ come se dentro di noi si accendesse una strana luce. Forse blu.
Forse di altro indefinibile colore. E la soluzione appare facile. A portata di
mano. Un esempio di ciò che in tal caso avviene ce lo offre il noto scrittore
di gialli Henning Mankell in un suo
racconto (recentemente programmato alla TV). Allorchè l’investigatore, dopo
aver percorso le abitudinarie strade (delle indagini tradizionali ), decide di
abbandonarle per seguire il più rischioso
percorso di indagare, approfonditamente, su coloro che, in apparenza, non
avrebbero avuto alcuna motivazione o interesse a commettere il delitto
(trattavasi di un avvelenamento, con esito mortale, di più persone, vittime di
un insapore veleno inserito in una torta di compleanno). L’indagato, dopo ore di interrogatorio, ebbe
la necessità di avere del cibo. Gli fu portata una fetta di torta, del tutto
simile a quella dell’avvelenamento. Che l’indagato rifiutò di consumare.
(Spiegatogli che il suo tentativo venefico non era andato “a buon fine” avendo colpito coloro cui non era destinato, tra cui
diversi bambini, ed in un’improvviso tentativo di autopunizione, trangugiò
rapidamente tutta la fetta. Senza che si presentassero, a breve, i sintomi
dell’avvelenamento). Era questa la prova che si attendeva. Per merito di quella
luce blu o di altro indefinibile colore, che si era improvvisamente e forse
casualmente accesa nella mente dell’investigatore.
Bluewind
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