TANTO PER CAMBIARE
I quotidiani più
favorevoli al “cambiamento”
(relativo alle banche c.d. popolari ) sono piuttosto parchi di informazioni su
cosa si intenda per “voto capitario”
(cioè quel voto assembleare che,
riguardando alcune banche "popolari" con attivi superiori ad una certa entità , sarebbe
stato recentemente soppresso da una recente riforma legislativa). Poiché,
solitamente, ciò che non si dice non si vuole dire, ciò non può che incuriosire
il lettore, il quale – se ha internet – tenta di avere ulteriori esplicitazioni
al riguardo. Apprende così che il voto
capitario (cioè ogni azionista un voto, indipendentemente dalle azioni
possedute), che viene soppresso con tale riforma, per effetto dell’obbligo
imposto alle predette banche di trasformarsi in s.p.a., sarebbe stato a suo
tempo attuato per evitare facili scalate a tali banche, le cui assemblee erano
tradizionalmente (o quasi) precedute da ricchi buffet gratuiti forniti agli
azionisti partecipanti alle assemblee predette. E c’è qualcuno, il quale conta
più di altri, che sembra lanciare, al riguardo, un grido di dolore. Ma, evidentemente,
la sua voce è alquanto debole.
Bluewind
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