Scuola e dintorni (film “Detachment”
= il distacco)
“Quando la tua
anima è pronta, lo sono anche le cose” (Enrico
V).
In un quotidiano (cfr. “La Stampa” del 17/9/12, pag.1) ci si può imbattere in un editoriale dal titolo “Quel triangolo amoroso che può salvare la scuola”. Nel quale si lamenta la mancata partecipazione dei genitori ai colloqui tra costoro e gli insegnanti scolastici dei propri figli. E ciò rivelerebbe un profondo disinteresse, al riguardo, dei genitori stessi.
Sensatamente l’Articolista sostiene che senza la effettiva operatività del triangolo amoroso- genitori/docenti/studenti – non si può combinare alcunché di valido, sul piano culturale-educativo giovanile.
“L’educazione” (rileva l’Articolista, ed, aggiungerebbe MB, anche e soprattutto la cultura) “non è qualcosa che si improvvisa, ma richiede, caso per caso, un progetto condiviso”. Senza del quale “gli insegnanti diventano” semplicemente “erogatori di voti”. E gli studenti “prodotti di una catena di montaggio diplomi”.
Tutto condivisibile. Con l’aggiunta che la vera formazione culturale ha inizio e prosegue nell’ambito famigliare, che deve essere idoneo e congeniale a tale formazione. Poiché, ovviamente, la scuola non può fare tutto. Infatti l’acquisizione culturale o meglio l’interesse per la cultura non è un episodio a tempo determinato. Non è come consumare un gelato. Una botta e via. In caso contrario il diplomificio scolastico ed universitario potrebbero produrre falsi studenti, falsi diplomati, falsi laureati…e così via. E non si dica che questo è un discorso di destra. Che sciocchezza sarebbe mai questa ! Sarebbe come dire che chi va in auto è di destra e chi va in bicicletta è di sinistra. (E se fosse proprio quest’ultimo un convincimento borghese, fatto ormai proprio dall’intera collettività ?).
In un quotidiano (cfr. “La Stampa” del 17/9/12, pag.1) ci si può imbattere in un editoriale dal titolo “Quel triangolo amoroso che può salvare la scuola”. Nel quale si lamenta la mancata partecipazione dei genitori ai colloqui tra costoro e gli insegnanti scolastici dei propri figli. E ciò rivelerebbe un profondo disinteresse, al riguardo, dei genitori stessi.
Sensatamente l’Articolista sostiene che senza la effettiva operatività del triangolo amoroso- genitori/docenti/studenti – non si può combinare alcunché di valido, sul piano culturale-educativo giovanile.
“L’educazione” (rileva l’Articolista, ed, aggiungerebbe MB, anche e soprattutto la cultura) “non è qualcosa che si improvvisa, ma richiede, caso per caso, un progetto condiviso”. Senza del quale “gli insegnanti diventano” semplicemente “erogatori di voti”. E gli studenti “prodotti di una catena di montaggio diplomi”.
Tutto condivisibile. Con l’aggiunta che la vera formazione culturale ha inizio e prosegue nell’ambito famigliare, che deve essere idoneo e congeniale a tale formazione. Poiché, ovviamente, la scuola non può fare tutto. Infatti l’acquisizione culturale o meglio l’interesse per la cultura non è un episodio a tempo determinato. Non è come consumare un gelato. Una botta e via. In caso contrario il diplomificio scolastico ed universitario potrebbero produrre falsi studenti, falsi diplomati, falsi laureati…e così via. E non si dica che questo è un discorso di destra. Che sciocchezza sarebbe mai questa ! Sarebbe come dire che chi va in auto è di destra e chi va in bicicletta è di sinistra. (E se fosse proprio quest’ultimo un convincimento borghese, fatto ormai proprio dall’intera collettività ?).
Maskenball
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